A circa un mese dalle nuove elezioni dei Comitati Locali, il Lazio è nel caos, ma brancolano nel buio anche altri Comitati regionali. La struttura guidata dall’incompatibile Adriano De Nardis, però, è sicuramente una di quelle che darà più filo da torcere ai volontari, convinti che dirigere la Croce Rossa Italiana voglia dire applicare pedissequamente i Sette Principi anche nelle sue strutture periferiche.
Questi poveri volontari non sanno che i funzionari ed i dipendenti del Comitato regionale sono impegnati tutto il giorno a fare ben altro. Cosa facciano esatamente non lo abbiamo ancora capito. Non lo hanno capito neppure molti parlamentari a dire il vero. Lo sa, invece, il Comitato Locale di Tarquinia, quello che sostiene le famiglie in difficoltà a colpi di birrette e cuccioloni gelati. Ricordate? Parliamo di quel manipolo di indefessi volontari che hanno dovuto utilizzare le pagine del nostro giornale per riuscire ad accendere i riflettori sulla zona grigia costruita dalla gestione amministrativa di un Presidente che nonostante le denunce sollevate da chi conosceva bene la situazione, ha ritenuto opportuno dimettersi solo dopo che la nostra opera aveva trasformato l’andazzo in notizia.
Proprio quei volontari, dicevamo, attendono ormai da oltre tre settimane il commissariamento promesso dal presidente regionale De Nardis, ancora non notificato a nessuno, nemmeno alla persona indicata quale neo commissaria. Probabilmente non ci sarà mai una nomina, perche le elezioni sono alle porte. Proprio in tema di elezioni segnaliamo, ancora nel Lazio, la solerzia di molti presidenti, che accampando la scusa dell’inerzia del Centro di Mobilitazione, hanno depennato dalle liste elettorali tutti i volontari del Corpo Militare.
Si tratterebbe di oltre 1.500 unità. Uomini e donne che non potranno votare né candidarsi. La colpa sta nel fatto che il Centro di Mobilitazione di via Ramazzini nell’ultimo anno si è occupato soltanto di aggiornare i fascicoli personali dei dipendenti che avevano intenzione di partecipare alla selezione introdotta dal decreto legislativo sul riordino della Croce Rossa Italiana, il famigerato decreto 178, trascurando, forse pro domo propria, gli altri compiti istituzionali. Tra questi compiti ci sarebbero stati sia l’organizzazione del corso base per gli arruolati negli ultimi due anni, sia l’aggiornamento dell’elenco dei militari che fanno anche attività di volontariato presso i vari Comitati della regione.
Senza questo documento, che ormai non si può più avere, questi signori non potranno mai esercitare un loro democratico diritto, previsto peraltro sia dal vecchio che dal nuovo statuto. E non è un caso, soprattutto perché la stessa sinfonia è stata suonata anche nello scorso periodo elettorale, quello del 2012, quando anche allora, proprio per il mancato aggiornamento delle liste dei militari, questi sono stati esclusi dal voto.
La mole infinita di regolamenti interni alla Cri travolge ancora una volta le Crocerossine. Avevamo raccontato di Presidenti che si rifiutavano di autorizzare l’apertura dei corsi attraverso i quali venivano formate le Crocerossine appena arruolate; vi avevamo anche raccontato di come lo stesso Rocca, indignatissimo, avesse espresso l’ordine di aprire i corsi, quando richiesti, per non far diluire una tradizione che è plurisecolare. Alla formale indignazione del presidente, però, non è seguito alcun atto concreto. In questo mese i corsi sarebbero dovuti essere autorizzati e partire ed invece tutto è ancora sul tavolo del presidente regionale De Nardis. Sì, sempre sul suo tavolo, immaginiamo ormai ingombrato da pile e pile di arte parcheggiate. Intanto voi continuate a chiamarla privatizzazione, senza nemmeno poter andare a votare.