La grande bugia sul 118 si avvia verso il suo completo disvelamento. Proprio perché il Presidente del Comitato Provinciale di Roma, Flavio Ronzi, aveva tranquillizzato tutti i suoi fedelissimi,e chi diceva una cosa diversa era un mentitore, circa il fatto che i ricorsi persi dalla Croce Rossa non riguardavano l’essenza del servizio di emergenza, ricordiamo affidato in appalto alla Cri dall’azienda speciale Ares Lazio.

Stamattina alcuni dipendenti ci hanno girato per conoscenza la mail con la quale Daniela Francesconi, dipendente a contratto dell’Aps Comitato Provinciale Cri, intimava loro di recarsi presso gli uffici di Heart Life Croce Amica, la legittima vincitrice dell’ultima gara, per consegnare la documentazione e prendere ufficialmente servizio con decorrenza da martedì prossimo, primo dicembre 2015.

Per farla breve, entro il primo dicembre prossimo tutti i dipendenti interessati alla mobilità forzata, consentita dalle norme sulla salvaguardia dei livelli occupazionali negli appalti pubblici di servizi, dovranno essere transitati dalla Croce Rossa alla nuova ATI, pena la perdita del posto di lavoro. Una sola la verità di Ronzi: lui non ha licenziato nessuno, sono i dipendenti che per non perdere il posto e il salario sono stati costretti a saltare il fosso.

Nella mail si parla di avvicendamento e covigenza, due termini usati con abilità per tentare di arginare la verità, il fatto che la gestione di Croce Rossa Italiana è antieconomica su tutti i fronti, o meglio, che questa nuova Croce Rossa, quella autocratica e autoreferenziale, non ha un futuro spendibile ma accumula debiti, partecipa ad iniziative fini a loro stesse e serve a fare altro, soprattutto a certi soggetti che se ne servono senza pudore.

Finalmente è finita la guerra dei numeri e si è chiarito che sono 165 le persone interessate al cambio di casacca. Tutti gli altri rimarranno al palo, “provvisoriamente” si dice nella mail, non perdendo il vizietto dell’eufemismo e della presa in giro. Prima di questo triste epilogo ci sono state sonore avvisaglie, tutte ricacciate da Ronzi nella sfera delle bugie ed archiviate sotto sonore risate. A ridere, da stasera, non saranno di certo i dipendenti, che erano entrati in Croce Rossa per servire gli ideali di quell’emblema ed ora, sotto padrone, sono costretti a cambiare bandiera per portare a casa la pagnotta. Nemmeno i volontari, che aiutavano a tenere limitati i costi del servizio con il loro lavoro gratuito, possono essere contenti di questo andazzo, visto che il 118 con Croce Rossa non potranno farlo più.

Cosa capiterà a chi farà questo servizio con qualche altra e più fortunata associazione? Sarà espulso? Noi ribadiamo con fermezza che avremmo preferito occuparci di altro piuttosto che accendere i riflettori su un disastro che dipendenti e sindacati andavano annunciando da tempo. Cosa direbbe oggi Dunant? Non lo sappiamo, ma possiamo immaginarlo. Lui, sicuramente, non chiamerebbe questa cosa “privatizzazione”.