Perdere il pelo ma non il vizio, abitudine animale come quella di dare del bugiardo agli altri per evitare di ricevere le stesse accuse. Ci fa piacere che il presidente Ronzi abbia rispetto per le crocerossine, le stesse che nell’ultima riunione romana ha fatto mangiare sedute a terra e alle quali ha detto testualmente che “devono tornare per strada”.

Apprendiamo su Facebook che esiste una voce fuori dal coro, il presidente di un comitato romano che non ama le crocerossine e il partito Ronzi – Rocca. Cosa succederà adesso? Secondo il solito copione, il presidente fuori dal coro sarà commissariato ed il Comitato messo sotto tutela attraverso un fedelissimo del capo. A meno che questa dell’epurazione a sua insaputa, non sia una delle solite bugie di Ronzi, lo stesso Ronzi che ieri ci ha apostrofati quali “infami”, minacciando di non dimenticarsi di noi.

Infame è un termine da gergo di delinquenti da marciapiede, che apostrofa così il bandito che, con la sua delazione, fa arrestare tutta la banda. Chi ci apostrofa in tal modo sa di essere un bandito? Potrebbe essere l’ennesima bugia, come la favola che lo stesso Ronzi sta raccontando ai volontari ed ai dipendenti sul servizio 118, servizio che secondo l’inossidabile presiedente sarebbe rimasto in capo al Comitato Provinciale. Così ha ammansito tutti per tenersi buoni volontari e dipendenti, regalando loro addirittura i turni di servizio di dicembre e quindi considerandoli come pecorelle da pascolare e poi tosare.

Ecco, puntuale come lo spin off del servizio, il lampo che ha risvegliato i ragazzi dal sogno. Proprio in questi giorni stanno arrivando le famose raccomandate ai dipendenti di Croce Rossa, quelle che non sarebbero dovute arrivare più. In queste missive – ne riproduciamo una a riprova del fatto che ci documentiamo sempre e non siamo noi a raccontare bugie – si convocano i dipendenti che facevano servizio in ambulanza per essere riassunti, documenti alla mano. La lettera è chiara, bisogna presentarsi il giorno indicato presso gli uffici di Croce Amica a pena licenziamento e risarcimento dei danni e quindi ogni elucubrazione è finita. La lettera, a giornalai come noi, dà anche altri spunti di riflessione.

Nelle premesse c’è scritto che la Regione Lazio ha aggiudicato in via definitiva a Croce Amica il servizio di soccorso in ambulanza dal maggio del 2015 e che la Croce Rossa ha trasmesso ad Ares gli elenchi del personale soltanto il 15 ottobre scorso, ben dopo l’esposto che la stessa Croce Amica aveva depositato presso la Procura della Repubblica di Roma. Le bugie hanno le gambe corte, cortissime. Noi, nonostante gli insulti e le minacce trasversali che riceviamo tutti i giorni, anche via Facebook da chi ama parlare a terze persone, ma non risponde alle nostre domande e si rifiuta di concederci un’intervista, continuiamo a fare il nostro lavoro anche a tutela di quei dipendenti che per il Comitato Provinciale di Roma non sono tutti uguali solo perché non hanno tutti la fortuna di chiamarsi Daniela Francesconi o Matteo Branchetti Micucci e, apparentemente senza altri meriti, vincere un posto di lavoro, ambito non solo dai tanti che lo volevano avere, ma soprattutto dai tanti che lo volevano mantenere.

Non basta il carisma, serve credibilità ed i molti dipendenti e volontari, che riempiono la nostra casella postale di fatti e documenti, sono convinti che nella Croce Rossa Italiana del terzo millennio, quella disegnata e voluta dal duo Rocca – Ronzi, questa credibilità non esista più. Mentre proprio la Federazione Internazionale di Croce Rossa ritiene fondamentale in capo ad ogni Società Nazionale il requisito della accountability nel nostro Paese ci riempiamo la bocca con la parola privatizzazione.

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