Un Luca Frusone senza rete porta alla Camera dei Deputati un ritratto della Croce Rossa Italiana per molti inedito, non certo per i tanti volontari che continuano a scriverci. Il deputato 5 Stelle, nell’interrogazione a risposta scritta n. 4/11221 presentata la scorsa settimana insieme ad altri colleghi, non ha puntato solo il dito sulla presunta incompatibilità di Francesco Rocca, nella sua doppia veste di Presidente dell’Ente pubblico Croce Rossa Italiana e Direttore Generale di un’azienda ospedaliera romana. Incarico, quest’ultimo, che l’avvocato Francesco Rocca ha ricevuto su indicazione diretta del Vaticano. Nell’interrogazione, gli onorevoli pentastellati hanno voluto accendere i riflettori su alcuni aspetti della gestione dell’Ente pubblico, con la speranza di una immediata smentita.

“In un articolo del 3 dicembre 2014 (http://www.cinquequotidiano.it) riguardante lo scandalo di mafia capitale e gli intrecci di rapporti del «mondo di mezzo» – scrivono i deputati nell’interrogazione – compare anche il nome di Rocca, in particolare si fa riferimento alla cena in cui tra i commensali c’erano «a condividere con il primo cittadino (allora Alemanno) i piaceri della cucina i rappresentanti di cooperative storicamente legate alla sinistra capitolina (CNS, 29 giugno, Lega cooperative sociali Lazio) e della Croce Rossa Italiana, alla quale, di recente è stata affidata la (ricca) gestione dei campi nomadi di Roma; e poi l’assessore all’Ambiente Marco Visconti, il consigliere comunale del Pdl Ugo Cassone e il direttore del Dipartimento servizi sociali e salute del Comune Angelo Scozzafava. Una comitiva bene assortita che s’è riunita lontano da occhi e orecchie indiscreti per discutere di servizi sociali, insediamenti nomadi e manutenzione del verde pubblico» (http://cinquequotidiano.it)”.

In effetti, quello del legame tra Croce Rossa e la galassia del welfare è un aspetto della vita politica ed economica degli ultimi dieci anni, che ancora non è stato completamente esplorato anche se i punti di contatto sono stati molteplici. “Nel 2011, a seguito dell’emergenza immigrazione, scaturita dalle rivoluzioni della Primavera araba – si legge ancora nel documento – il Governo italiano pianifica interventi strutturali e, per far fronte alle centinaia di arrivi dal Nord Africa, la struttura, che successivamente diventerà un Cara (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) è affidata alla Croce Rossa italiana, sotto il controllo della Protezione civile di Franco Gabrielli. Luca Odevaine, indagato in «mafia capitale», faceva parte del Tavolo di coordinamento nazionale presso il Ministero dell’Interno per l’emergenza immigrazione. Odevaine afferma che, quando il centro veniva gestito dalla Croce Rossa, «gli pagavano 6 milioni di euro l’anno d’affitto». Una cifra spropositata per la zona dove si trova il Cara (http://www.lindro.it).

Inoltre, lo stesso Odevaine, da intercettazioni raccolte nel libro «I Re di Roma», dice che l’assegnazione dei servizi interni viene assegnata alla «Croce rossa direttamente… senza gara… senza niente». Nell’associazione temporanea di imprese che si aggiudica l’appalto troviamo Croce Rossa Italiana, Pizzarotti Spa, il Consorzio Sol Calatino presieduto da Paolo Ragusa, la Cascina Global Service Srl, coinvolta nell’inchiesta «mafia capitale» e commissariata per questo, la coopertiva sociale Senis Hopes di Senise, che ha come presidente Camillo Aceto, già vicepresidente della Cascina, il Consorzio Casa della Solidarietà, legato sempre al gruppo Cascina”.

Come avete potuto leggere dagli stralci riportati integralmente dall’interrogazione, alla quale il Governo non ha ancora risposto pur avendolo dovuto fare entro il 24 novembre scorso, i nomi sono quelli recentemente venuti alla ribalta e le circostanze sono tutte concordanti e pertinenti. Gli interroganti concludono chiedendo “quali informazioni possa fornire il Governo in relazione alla vicenda concernente l’appalto affidato alla Croce Rossa italiana riguardante il Cara di Mineo”. Anche noi attendiamo una risposta dal Governo italiano, noi che continuiamo a credere che quanto sta accadendo alla Croce Rossa Italiana, al suo ingente patrimonio ed alle schiere dei suoi onesti e sinceri volontari, oltre naturalmente alle migliaia di dipendenti trattati ingiustamente come vacche al mercato, non possa essere definito semplicemente un riordino ma dietro ci sia bel altro disegno, anche se voi continuate a chiamarla solo “privatizzazione”.