Siamo proprio un giornaletto. E siamo il giornaletto che ha diffuso per unico e solo la notizia occultata agli altri media che riguardava la sentenza del Tar del Lazio sul mega appalto del servizio di soccorso per ARES Lazio. Ci rendiamo conto che per Ronzi è un brutto colpo, ma proprio lui che fa il comunicatore dovrebbe sapere che non è giusto commentare gli articoli altrui senza citarli, e probabilmente senza nemmeno averli letti fino in fondo, che non è comunicazione dare la smentita ad una notizia solo perché non si è avuto il coraggio di comunicarla, come lecito, per primi. Questa non è comunicazione Presidente Ronzi, ma negromanzia, arte occulta. Ci scusi per questa veemenza, ma è l’unico modo che abbiamo di dialogare con lei, che rifiuta ogni tipo di contatto.
Perché, per esempio, vuole gettare il carisma e la credibilità da grande leader e smentisce a gran voce il suo nuovo impiego lavorativo? Sapere che oltre a fare il volontario impiega il suo tempo a guadagnarsi la pagnotta le rende merito. Cosa c’è da nascondere nel suo nuovo lavoro? Noi non l’abbiamo capito, può provare a spiegarcelo lei? Forse le è stato reperito in maniera poco trasparente, magari attraverso amici di amici di cui ora è giusto vergognarsi? Perché solo queste sarebbero valide motivazioni per negare di sudarsi il salario come fa la stragrande maggioranza dei nostri compatrioti e dei suoi volontari.
D’altronde, è stato proprio lei ad affermare ciò che abbiamo riportato. Lo ha fatto durante le numerose riunioni che tiene nei Comitati Locali della Provincia di Roma, quando fa la sua apparizione per commissariare qualche presidente magari stanco di essere troppo pressato o non strettamente aderente alla regola.
In un paio di queste ultime sedute, caro presidente Ronzi, avrebbe raccontato ai volontari riuniti ad ascoltare le ragioni dell’ennesimo commissariamento, che non poteva essere presente ultimamente più di tanto proprio perché preso dal suo incarico di consulenza per la sanità privata romana, anzi avrebbe addirittura affermato di averne più di uno.
Quando lo scriviamo noi, però, unici a metterci la faccia, siamo considerati un giornaletto. Fenomeno strano quello dei volontari, che stanno iniziando al alzare la testa ed a porsi le stesse domande che ci poniamo noi da un pezzo. Lo abbiamo scoperto proprio la settimana scorsa. Mentre fino ad allora la diffusione dei nostri articoli avveniva nel segreto dell’inoltro via whatsapp o in qualche gruppo Facebook ostile all’attuale dirigenza, l’altro giorno i volontari, e tra questi proprio i tedofori di provata fede, hanno diffuso, inoltrato e condiviso sulle loro bacheche di Facebook quello che abbiamo scritto e la relativa sentenza del Tar, con commenti a volte anche poco allineati al suo modo di amministrare e servire la Croce Rossa Italiana.
Il vento sta cambiando? Il Re è nudo? Non lo sappiamo, siamo coscienti che molto lavoro ci sarà ancora da fare per far capire a tutti che quello che voi definite riordino è solo la spoliazione del patrimonio, fatto anche di sangue, sudore e persone, della più grande associazione di volontariato d’Italia. E continuate a chiamarla, nonostante tutto, privatizzazione.