In Croce Rossa i conti non tonano da mesi. Adesso se n’è accorta anche la Heart Life Croce Amica Srl, che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma. La ragione del contendere sono proprio i numeri, anche se stavolta non si tratta di soldi ma dei dipendenti. Esiste una regola aurea: per gli appalti di servizi la società subentrante deve assumere i dipendenti della società cedente, al fine di non intaccare la forza lavoro, assicurare ai dipendenti una continuità d’impiego e non travolgerli nelle vicende contrattuali dei loro datori.

La Heart Life, quale capofila di un consorzio di imprese, dovrà subentrare a Croce Rossa Italiana nelle provincie di Roma, Rieti e Viterbo, ma sono proprio gli uomini dalle tute rosse che stanno perdendo tempo e mischiando le carte. Da maggio, data nella quale l’azienda ha vinto l’appalto regionale, la nuova azienda non può iniziare il servizio in quanto la Cri non le trasmette l’elenco del personale da assumere. I documenti sono stati sollecitati più volte, tre per l’esattezza, e la Heart Life si è adesso rivolta in Procura con un esposto che porta la data dello scorso 27 agosto, aggiungendo in questa occasione anche un particolare importante: in mano ai dirigenti di Croce Rossa l’elenco dei dipendenti da traferire si sarebbe allungato a dismisura. Si è passati dalle 163 unità come da ricognizione effettuata per Ares 118 lo scorso anno, ai 328 nomi che da via Ramazzini vogliono imperiosamente risistemare altrove, a spese del nuovo appaltatore del servizio di soccorso.

Questa sarà stata la pensata, la svolta, il colpo di genio scaturito dalle teste d’uovo di via Ramazzini, la soluzione ai problemi occupazionali che Rocca e Ronzi hanno più volte prospettato ai dipendenti preoccupati del loro futuro. Esperti di appalti pubblici ci hanno spiegato che nei subentri contrattuali è uso gonfiare un pochino le liste dei lavoratori da trasferire, magari per sistemare familiari, parenti o amici, ma si tratta di poche unità, al massimo un pugno di persone. In questo caso, invece, si tratta di un numero ben oltre il doppio degli originari lavoratori.

Qualcuno si sarà reso conto che la campagna assunzioni, effettuata da Ronzi e soci a suon di sorrisi e  contratti di collaborazione, adesso è un problema per la tenuta dei conti di via Ramazzini e l’allungamento dell’elenco dei lavoratori del 118 potrebbe esserne la cura. Qualcun’altro, più sveglio delle loro teste d’uovo, due conti se li è fatti ed ha voluto mettere in mezzo la Procura di Roma per arrestare il gioco delle tre carte finora messo in atto per non mollare l’appalto perso e ottenere quanto di suo buon diritto. Nel frattempo voi, soci e vittime di questa nuova Croce Rossa Italiana, non alzate gli occhi né la voce e continuate a chiamare privatizzazione questo allegro andazzol.