La Croce Rossa c’è, c’è sempre ed anche nell’emergenza migranti di Milano farà la sua parte, come ha sempre fatto e sempre continuerà a fare in tutta Italia. Un articolo scritto di fretta e con la doverosa superficialità ingessata, che hanno molti quando si parla intorno alla più importante associazione di volontariato nazionale, potrebbe finire qui. La nostra è invece un’inchiesta, una di quelle alla vecchia maniera, martellante. Vogliamo saperne di più e mentre solleviamo il coperchio ci facciamo sempre tantissime domande. Il Comitato Regionale della Lombardia sta investendo della questione accoglienza migrati il Comitato Provinciale di Milano e i Comitati Locali della Provincia.

Il personale volontario è naturalmente scarso e poco motivato; per questa ragione i Comitati in questione saranno autorizzati, almeno secondo le indiscrezioni che abbiamo registrato, ad assumere personale, proprio per far fronte a quest’esigenza di carattere straordinario, con forti connotazioni di crisi umanitaria e sanitaria. Qui è d’obbligo una domandina che ci frulla da tempo per a testa: Croce Rossa in Lombardia è l’ente pubblico che ha decine di dipendenti pagati per andare, come ci hanno raccontato loro stessi, a ritagliare biglietti di carta con le forbici negli uffici comunali o impegnati nel progetto, ambizioso ma di poca comprensibilità, denominato dei “soccorritori di prossimità?”

Allora perché non reimpiegare questo personale, peraltro molto qualificato e finora male utilizzato, che è pagato con soldi pubblici e far assumere dai Comitati privatizzati, senza alcuna procedura selettiva a pubblica evidenza, persone ed aumentare i costi per la collettività? Questa è una domanda che sicuramente merita più di una risposta, ma come al solito il nostro timore è quello di essere i primi a ragionare su quanto incontriamo nel corso della nostra inchiesta, ma che mai potremmo avere dalla stessa Croce Rossa una minima risposta anche perché, secondo logica o semplicemente buon senso, una risposta a questa domanda non c’è. Possiamo continuare a chiamarla, se volete, privatizzazione.