L’idea – ha precisato Emiliano dopo essere stato accusato di voler far morire il centro storico – non è abbandonare la principale zona di concentrazione della movida barese, ma «decentrare i luoghi del divertimento anche in altre zone, perché se no manteniamo un monopolio creato da chi si è comprato appartamenti e locali a Bari Vecchia anni fa a quattro soldi sapendo prima che sarebbero stati ristrutturati ed avviati con danaro pubblico».

Vedere centinaia di carte e bottiglie vuote ai piedi dei bidoni saturi o per strada, motorini che transitano indisturbati per i vicoli della città vecchia e auto parcheggiate selvaggiamente pur di non percorrere qualche metro a piedi, fanno sì che il centro di Bari si trasformi in un ingestibile «casino a cielo aperto», il cui «target non possono essere le birre ed i cicchetti», un centro confuso ed invivibile «che non dà lavoro agli abitanti del quartiere, ma solo fastidi».

Tra chi ha espresso scetticismo riguardo la progettazione del nuovo quartiere notturno sul lungomare sud, chi ha proposto un potenziamento dei servizi di trasporto fino a tarda sera e chi ha suggerito di potenziare la movida nei quartieri Madonnella e Poggiofranco, c’è stato anche qualcuno che si è sforzato di essere al di sopra delle parti, e che ha avuto il coraggio di spendere delle parole positive e di incoraggiamento per la nostra città:

«Bari Vecchia è un tesoro, una miniera economica e culturale, da cui molti possono attingere: commercianti, residenti, turisti, amministrazione ecc. È come una gran bella casa, con tutti i mobili in disordine, un casino. Dunque va riordinata, e non boicottata. Va aiutata a rinascere, e non a svuotarsi. C’è molta gente, compresi molti ristoratori che vogliono questa rinascita, questo ordine. Dunque, perché non collaborare?»

Alessandra Morgese