Sarà presentato per la prima volta mercoledì 6 luglio alla Feltrinelli di Bari il libro “La fata della casa. Storie popolari del borgo antico di Bari”, il saggio a firma di Eleonora Nacci, frutto di una ricerca antropologica culturale sul campo per raccogliere alcune tradizioni popolari locali, da interpretare in ambito magico-simbolico, filosofico, religioso, scientifico e culturale.

Pubblicato da Edizioni Giuseppe Laterza nella collana di “Saggistica”, il testo, illustrato dalla matita di Domingo Montedoro, rivolge ogni attenzione alla figura della Fata della casa, o Augurio della casa, una credenza molto diffusa, in particolare tra gli abitanti del borgo antico di Bari così come un po’ dovunque in tutta la Puglia anche sotto altri nomi.

Le storie orali, fedelmente riportate, narrano di spiriti buoni e cattivi che vivono nelle case e ne governano la quotidianità suscitando la curiosità degli anziani e dei bambini e stimolando l’interesse degli adulti, pronti ad ammettere la possibilità che, oltre la materialità delle cose della vita, vi possa essere un mondo magico e ancora sconosciuto.

Nel corso della presentazione dialogheranno con l’autrice il docente dell’Accademia di Belle Arti di Bari Enzo Terzano, il presidente del Centro Studi Baresi Felice Giovine e l’editore Giuseppe Laterza. Introduce e modera la giornalista Alessandra Montemurro.

«Ho esaminato il suo libro con molta curiosità e attenzione – ha scritto lo stesso editore, Giuseppe Laterza all’autrice – e, forse suggestionato dalle origini baresi, mi è molto piaciuto nella sua struttura e per i temi affrontati nello specifico taglio antropologico culturale. Lo studio, facilmente circoscrivibile come fatto prettamente barese o meridionale, ritengo, invece, abbia valenze e orizzonti ben più ampi, proprio per le comparazioni che potrebbero derivarne in altre regioni italiane e all’estero. Da bruniano convinto e studioso del “bafometto” come figura simbolica elevata a protezione dei palazzi, queste sue indagini, seppur localizzate a Bari vecchia, rientrano a livello antropologico tra le ulteriori testimonianze di quando sia necessario andare “oltre” o più in profondità nella conoscenza del tangibile e dell’ignoto».

«Quando nel 2015 vivevo in una casa nella città vecchia, da persona molto suggestionabile non volevo sentire storie sulla credenza della fata della casa. In quello stesso anno frequentavo il corso opzionale di Antropologia Culturale del professor Terzano all’Accademia di Belle Arti di Bari. Nel suo programma c’era un libro di racconti di una anziana signora molisana che parlava delle sue avventure sin da bambina con il Mazzamarello. Decisi allora di proporre al mio docente una ricerca sul campo sulle credenze popolari della città vecchia – racconta l’autrice del saggio, Eleonora Nacci Guidata da lui in questo percorso, molto appassionante e coinvolgente, privo di bibliografia fino a quel momento, armata di un registratore ho intervistato le persone del luogo disposte a raccontarmi la loro esperienza, diretta o indiretta, con la Fata (o Augurio) della casa. Partendo da quelle storie ho quindi analizzato il fenomeno della Fata della Casa con un approccio scientifico individuando tutti gli aspetti caratterizzanti di questa entità immaterialeLa fase più bella è stata quella della raccolta delle storie – prosegue -. Ho avuto modo di emozionarmi e immedesimarmi in quello che mi veniva raccontato scoprendo come storia, simboli e religione si mescolino tra loro. Da questo studio è nata la mia tesi di laurea e oggi questo libro che, grazie a Giuseppe Laterza che ha creduto in me sin da subito e al mio professore che mi ha sempre spinto verso la pubblicazione, dedico alla mia città, ai suoi abitanti e alle persone più anziane che hanno tanto da dire e da raccontare anche alle giovani generazioni che non sempre sono disponibili ad ascoltare». E conclude: «Mi piace pensare di poter contribuire con questo testo a diffondere il sapere popolare locale che reputo delittuoso ignorare e dimenticare perché fa parte della nostra identità. E devo aggiungere che oggi più che nel 2015 ci sono tantissime persone che mi cercano per raccontarmi le loro esperienze con la Fata della Casa. È come se oggi le persone avessero un bisogno molto intenso di avvicinarsi al mondo intangibile rispetto al periodo della ricerca durante il quale le persone della città vecchia custodivano quasi come un segreto le loro esperienze».