L’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari ha ospitato un convegno multidisciplinare  su “Tromboembolismo venoso e anticoagulazione”. Responsabili dell’incontro scientifico due medici dell’IRCCS barese: l’oncologa Annamaria Catino e la cardiologa Agnese Maria Fioretti.

La lettura magistrale della dottoressa Anna Falanga, oncoematologa e coaugulologa di fama internazionale, ha aperto il sipario, spiegando i meccanismi che esistono nell’insidioso legame tra tumore e trombosi venosa. “Parlare di prevenzione è sempre importante – ha affermato la Falanga – che si parli di diagnosi clinica, strumentale o semplicemente di uno stile di vita sano, ma allo stesso tempo bisogna creare percorsi terapeutici cuciti su misura e personalizzati”.

“Il tromboembolismo venoso rappresenta il secondo fattore di rischio nel paziente oncologico – ha affermato l’oncologa Annamaria Catino – preceduto esclusivamente dalla progressione neoplastica”. Circa il 20% dei pazienti sviluppa, infatti, una trombosi o addirittura un’embolia polmonare. “Per queste ragioni – ha proseguito – approfondire gli studi sulle patologie venose è fondamentale”.

Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri e la dottoressa Serenella Molendini, viceconsigliere nazionale di Parità, sono intervenuti sulle attuali opportunità professionali delle donne e sulle difficoltà del percorso verso la promozione ed il raggiungimento di ruoli apicali.

“Nell’occasione abbiamo consegnato il riconoscimento Donna Medico dell’Anno 2018 – ha affermato la dottoressa Fioretti – la prima edizione di un premio che assegniamo con orgoglio alla dottoressa Pia Perrotti, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Radiologia dell’Istituto Oncologico”.

La pergamena recita testualmente: In segno di stima per l’esemplare impegno profuso all’indirizzo dell’Ente. A farle valere il riconoscimento sono stati: l’attività professionale dedicata esclusivamente all’Istituzione in cui opera; le elevate competenze clinico-scientifiche e capacità gestionale; correttezza nei rapporti con i colleghi e doti di umanità verso i pazienti.