Non è nuovo sulla scena statunitense il pittore Guido Corazziari, esponente barese dell’arte Pop a livello nazionale e internazionale; ma come egli stesso tiene a specificare, rappresentante di quel movimento artistico di terza generazione sviluppatosi dalla radice “popular”, che più comunemente viene definito Neo Pop. Per quanto nel suo nutrito curriculum di mostre allestite a Parigi, Tokyio e Miami non manchino esposizioni anche a New York, è però la prima volta che l’artista è stato presente nella Grande Mela con la preview di un nucleo di opere che entro l’anno saranno esposte a Bari, in una mostra ospitata dalla 206- the Unknownow Gallery, la galleria che di “sconosciuto” ormai ha solo il nome. Un ritorno nella capitale della Pop Art, dove l’artista ha esposto a Manhattan a fine aprile scorso, insieme ad altri artisti provenienti da tutto il mondo.

Accolto con entusiasmo da parte di qualsiasi fascia di visitatori, compresi i non addetti ai lavori, Corazziari fa notare quanto la realtà culturale americana sia più abituata a vivere questa forma d’arte come espressione del quotidiano, mostrando più curiosità di quanto non si faccia in Europa e in Italia: “Hanno una maggiore familiarità con il linguaggio Pop, che certamente vivono in maniera più coinvolta. Mentre ritengo che da noi ci sia qualche pregiudizio verso questo modo di fare arte –spiega l’artista barese-  La soddisfazione più grande infatti è stata vedere con che interesse ogni tipologia di pubblico si approcciava alle mie opere, perché tutti si sentivano direttamente coinvolti. Hanno colto che attraverso i miei dipinti stavo parlando di loro e mi chiedevano chiarimenti sui significati che nascondono, e questo perché percepivano che avevo qualcosa da dire sul popolo americano e sugli Stati Uniti.”

Ma per un artista lo spazio in cui esporre le proprie opere è tutt’altro che un dettaglio, soprattutto per Corazziari che si è formato come architetto. Perfettamente in sintonia con quella factory barese che è la 206, le opere esposte a New York faranno parte di una più ampia e articolata personale che sarà allestita nella galleria underground del quartiere San Pasquale, con la quale il pittore ha collaborato per questa anteprima tutta americana: “Trovo che il loro ambiente sia perfetto per i miei lavori. La 206 è una realtà diretta verso un’accelerazione della comunicazione, un incubatore dove è possibile mettere in moto delle energie creative – conclude infine il pittore barese- uno spazio che può permettersi questo, non solo per le sue dimensioni, ma per come è stato concepito grazie all’abilità dei curatori Pigi Bosna e Michele Calderoni.”