Sospirato, desiderato, ricercato, il benessere è da sempre declinato in mille modi. Il più gettonato è quello economico. Ma la pole position spetta al benessere psicofisico. Spesso è oggetto di interesse in tg, talk e affini, dove esperti ne tracciano percorsi e linee guida. In ogni caso, tutti si sentono preparati e in grado di dire la loro. Una particolare attenzione spetta al counseling che, nell’ambito, è ritenuto una disciplina d’eccellenza, anche se ancora poco conosciuta in Italia. Lo chiediamo alla dottoressa Virginia Brevetti, psicologa-psicoterapeuta e counselor dal 2001 oltre che trainer, supervisore accreditato Assocounseling e Presidente dell’ Associazione – Promuovere Comunità empatiche – Aicis di Bari.

Dottoressa Brevetti cos’è il counseling e in che relazione è con il benessere e la prevenzione?
«Il counseling è un intervento di aiuto che mira a intercettare nelle persone in difficoltà le loro naturali risorse, per utilizzarle in un soggettivo percorso di guarigione. Solo che la persona non sempre ne ha piena contezza. In questo senso interviene il counseling. In fondo, riconoscere punti di forza e debolezze in noi, ci aiuta a migliorare la qualità della nostra vita, anche a livello di prevenzione. Infatti, il counseling lavora molto in quest’ottica. Un benessere che da individuale diventa comunitario e sociale. Pensiamo ad esempio all’utilità di un intervento di counseling nella scuola o in un qualsiasi altro posto di lavoro».

Secondo lei la figura del counselor può essere considerata tra le professioni “nascenti”?
«Non mi sento di definire il counseling professione “nascente” visto che, solo in Italia, esiste da oltre un ventennio. Nascente è forse l’interesse per questa professionalità che, ripeto, non è nuova ma ben collaudata, specie all’estero. Certo, le curiosità e le paure sono ancora tante e nascono dal fattore novità. Infatti, sappiamo bene come tutti i cambiamenti, di solito, generino fermento e timore. In ogni caso, al di là dell’evoluzione che avrà nel nostro paese, il counseling porterà ad una maggiore divulgazione della conoscenza psicologica e a una più grande attenzione per l’altro. Come pure al riconoscimento del proprio potere personale. Dunque, non è più tempo di chiudersi alla conoscenza. È, invece, necessario condividerla e divulgarla. Personalmente mi auguro che il counseling trovi, tra le professioni “d’aiuto”, sempre più spazio, secondo logiche di scambio e inclusione».

Psicoterapeuta, psicologo e counselor, tutti lavorano nell’ambito delle professioni d’aiuto. Qual è la differenza?
«Le tre professioni si basano tutte su un terreno comune: l’attenzione alla persona e al suo processo di crescita e cambiamento. La differenza sta nei loro specifici percorsi di formazione che vanno poi a definire anche i loro ambiti d’intervento. Per esempio, lo psicoterapeuta, dopo la specializzazione post-lauream in psicoterapia, lavora nell’ambito della patogenesi; mentre lo psicologo, dopo la laurea in psicologia e il counselor, dopo un percorso di formazione – solitamente triennale – da svolgere in scuole riconosciute, possono occuparsi, in modi differenti, di salutogenesi. Per quanto riguarda Aicis, associazione di cui a Bari sono presidente, si occupa proprio della formazione dei counselor con il riconoscimento di Assocounseling».

Aicis e Assocounseling, può chiarire ai nostri lettori di cosa si tratta?
«Aicis è l’acronimo di Associazione Italiana Counseling Integrato e Sostegno. Nasce a Bari e a Bologna nel 2011, con il fine di promuovere il benessere psico-individuale e collettivo. È costituita da Counselor, Psicologi e Psicoterapeuti tutti al servizio di questa finalità. Lo scopo è anche la diffusione del counseling in Italia, per incentivare la cultura all’ascolto e alla comunicazione ecologica. Insomma per noi, la priorità è aiutare gli altri a intercettare il proprio potenziale e a svilupparlo. Perché siamo convinti che questo possa contribuire, in modo significativo, al miglioramento della qualità della vita individuale e sociale. Anche AssoCounseling è un’associazione ma di categoria (L. 4/2013). Infatti è nata per tutelare i consumatori e garantire la trasparenza dei servizi professionali. Come ogni associazione di categoria, rilascia ai propri iscritti un attestato di qualità e qualificazione professionale. È socio UNI e membro del Coordinamento Libere Associazioni Professionali (CoLAP) così come di Federcounseling e della European Association for Counselling (EAC)».

L’Aicis ospiterà dal 7 al 10 giugno prossimo un Open Week dal titolo impegnativo: “Quando cambiare è ritrovarsi”. Dottoressa, quando possiamo parlare di cambiamento? E soprattutto che cos’è e perché è utile il cambiamento e a chi.
«Il cambiamento è la vita stessa. Siamo costantemente immersi nel cambiamento. Spesso nel nostro agire da “macchine” inconsapevoli, non cogliamo pienamente questo importante processo. Cambiare è ritrovarsi. Per esempio, quando attraversando fasi di vita difficili, come l’inizio di un nuovo lavoro, un matrimonio, un cambio di casa o città, non riusciamo più a “capirci” o, semplicemente, a sostenere le tipiche paure del cambiamento. Ecco che un confronto “guidato”, in uno spazio di ascolto dedicato, può fornire, rispetto a quanto stiamo vivendo, gli strumenti per gustare appieno gli aspetti positivi del momento evolutivo. Quindi il cambiamento è utile a tutti, in quanto stabilità e flessibilità fanno parte della nostra vita, ma è necessario entrare pienamente in contatto con questi processi. Infatti, non serve rimanere ancorati alle relazioni, alle cose, alle nostre stesse esperienze, bisogna lasciarle andare. Perché il rischio è che il cambiamento si trasformi in malessere esistenziale. Fino alle forme più gravi».

L’Open prevede 8 laboratori. Durante Il primo verranno fornite istruzioni utili al cambiamento attraverso la tecnica del Mindfulness. Di che si tratta?
«Questi 8 workshop, così come si legge nella brochure, sono spazi di riflessione utili a tutti. In special modo a coloro che hanno in atto un cambiamento o a chi desidera “imparare” a fronteggiarlo. E la Mindfulness è una delle pratiche che proporremo allo scopo. Essenzialmente si basa sullo sviluppo di una maggiore presenza della persona nel “qui ed ora”. Spesso ci perdiamo nei nostri modi di leggere la realtà, interna o esterna, prestando un ascolto perlopiù giudicante su quanto ci accade. Perché, come dicevamo, il cambiamento può attivare molte paure, portando a fenomeni spesso di evitamento e rigidità a livello anche fisico o a pensieri svalutanti verso noi stessi. La Mindfulness, invece, ci aiuta a riportare la nostra attenzione e presenza attiva su questi vissuti, prima della loro trasformazione. Ci sono studi che hanno dimostrato l’efficacia preventiva di questa tecnica sul benessere psicofisico finanche nei bambini. Il corso sarà condotto dal Counselor Gianni Zollo, già esperto in yoga e meditazione, coadiuvato dai nostri Counselor presenti in sede. Professionisti a cui va il mio grazie sempre, perché con me portano avanti un progetto di miglioramento della vita delle persone a partire dalla nostra. Perciò vi attendo tutti perché oltre la tecnica ci sono le relazioni. E si sa che a “guarire” non sono le tecniche ma le relazioni».