Secondo il Rapporto Ecomafia 2015 di Legambiente, la Puglia vanta il triste primato nazionale in materia di reati ambientali con 4.499 infrazioni registrate dalle forze dell’ordine (il 15,4% di quanto accertato su tutto il territorio nazionale), oltre la metà nella sola provincia di Bari, la più colpita per numero di illeciti. I dati più tristi si registrano nel ciclo illegale dei rifiuti ( + 26% nel 2014 secondo il rapporto Legambiente), dell’agroalimentare e nel racket degli animali. In questo quadro desolato si inserisce la recente Legge 68, approvata a maggio, uno strumento in più per arginare il fenomeno delle illegalità in materia ambientale e che inasprisce le pene contro il fenomeno in rapida espansione.

Di ecoreati e della Legge 68 ha parlato Alfredo Storto, capo dell’Ufficio legislativo del Ministero dell’Ambiente e magistrato amministrativo, in questi giorni a Bari per la Fiera del Levante: «La legge 68 eleva i livelli di tutela ambientale – ha detto Storto – portando molte fattispecie da contravvenzione a delitti. Ed è una legge, al di là del dibattito molto aspro a livello parlamentare, molto equilibrata. Ora aspettiamo la prova dei fatti per vedere se è davvero così. È già il momento buono – continua Storto – per cominciare a capire e a vederne l’incidenza».

«Il reato ambientale genera un costo sociale – ha sottolineato il presidente della Fiera Ugo Patroni Griffi – quando si commette questo tipo di reato il danno non è solo per la persona offesa ma per lo Stato, su cui ricade il danno erariale. Il giudizio penale è una sconfitta per tutti».

Parlando in nome dell’Anci Puglia, per sindaco di San Ferdinando di Puglia Michele Lamacchia il problema è strettamente correlato alla mancanza di impianti: «La raccolta differenziata al 36% in Puglia non è solo da imputare alle amministrazioni comunali; non è questione neanche di abitudini dei cittadini o di produzione di rifiuti, c’è un problema di sostenibilità economica, di dotazione impiantistica e di governance degli impianti. La Raccolta differenziata costa, l’umido rappresenta il 40% dei rifiuti ed ha un costo di 140 € a tonnellata a cui si aggiunge il costo del trasporto e quello della differenziazione. È fondamentale completare la dotazione impiantistica in base delle esigenze del territorio e prevedere la titolarità pubblica degli impianti».