“Nascere disabili non è una colpa, essere cattivi sì”. Sono queste le parole cariche di dispiacere pronunciate dalla mamma di un bambino autistico che sarebbe stato attaccato verbalmente in uno studio medico a Capurso, per aver lanciato un grido a seguito di uno spavento involontario.

Il gesto inaspettato avrebbe causato una reazione del tutto fuori luogo da parte di un anziano in sala d’attesa che avrebbe esclamato: “Questo non è normale”. L’uomo, inoltre, piuttosto che porgere le dovute scuse all’istante, avrebbe suggerito alla madre di lasciare il figlio in auto.

Così, la mamma del piccolo, inerme di fronte a questo spiacevole episodio, ha trovato manforte sui social, ribadendo in un post: “La sua unica colpa è di essere diverso. Una diversità che non dovrebbe più far paura, ma che per molti è ancora un ostacolo da superare”.

La storia è simile a quella di tanti altri bambini che, lì fuori, cercano disperatamente un po’ di comprensione e, soprattutto, rispetto. Il rispetto è attenzione, considerazione e cura. È la prima forma educativa che si apprende con la prassi e l’imitazione, partendo dall’ambiente familiare per poi proseguire a scuola e in ogni ambiente sociale. Dove c’è rispetto, c’è sensibilizzazione; dove c’è sensibilizzazione, c’è accoglienza della diversità, non nella sua accezione negativa, quanto piuttosto nella valorizzazione della sua unicità.