A seguito di un controllo da parte delle fiamme gialle, la polizia giudiziaria aveva rilevato alcune irregolarità e aveva, quindi, disposto una verifica più accurata della contabilità societaria. Ad aver insospettito gli agenti è stata la presenza di prodotti imbottigliati con un’etichetta dell’impresa attestante un tasso alcolometrico di 11 gradi, ma dalle analisi di laboratorio il contenuto alcolico risultava pari al 90%.

Da qui quindi, sono scattate le indagini bancarie sui cinque soci più l’amministratore della società in merito alla produzione fittizia di bevande alcoliche da 11 gradi, documentate nella contabilità. In questo modo, la società sarebbe riuscita, secondo la ricostruzione degli inquirenti, a creare dei contrassegni di stato da applicare sulla produzione reale di bevande dal 90% di gradazione alcolica, produzione che però non era affatto documentata.

L’acquisto dell’alcool etilico necessario per portare a termine la lavorazione e la commercializzazione delle bottiglie avveniva “in nero” e proveniva da un fornitore di Qualiano, in provincia di Napoli, attraverso un meccanismo volto ad eludere i controlli della gdf.

8 novembre 2012

Margherita Micelli Ferrari