Start, il nuovo tour di Ligabue che prende il nome dall’omonimo album, parte decisamente male. Inutile provare a indorare la pillola o nascondersi dietro a un dito, il concerto di Bari segna l’inizio della serie di date in calendario questa estate, ma nonostante la città abbia sempre regalato soddisfazioni al Liga, stavolta non è buona la prima, e lo si capisce a occhio nudo.

Lo stadio San Nicola è mezzo vuoto, anche il vecchio Della Vittoria sarebbe stato sovradimensionato. Verosimilmente, le previsioni di vendita sono state seccamente smentite e cosi, forse per limitare il danno almeno alla vista, tutta la struttura per lo show viene posizionata nell’area di porta sotto la curva, ben oltre la metà campo.

Risultato, le tribune numerate est e ovest sono chiuse e chi ha comprato il biglietto per quei settori se lo prende in quel famigerato posto. In teoria il biglietto dovrebbe essere “riconvertito”, ma è solo un modo per dire arrangiatevi. Sì, perché in tutta questa storia quello che emerge è la disorganizzazione, l’impreparazione e l’incapacità di gestione. Fuori dallo stadio nessuno del personale dice niente, solo che il numero del cancello di ingresso è cambiato rispetto a quello impresso sul tagliando. Per scoprire come stanno realmente le cose, bisogna prima passare i tornelli e i controlli di sicurezza.

Sul sito di TicketOne il cambio di disposizione è annunciato, è vero, ma è anche vero che chi ha comprato il biglietto col posto numerato, lo ha fatto per non dover andare allo stadio ore prima ad accaparrarsi un posto decente. Di certo non va a farsi un giro su TicketOne solo per vedere che aria tira.

Cosi, chi è arrivato magari anche solo un’ora prima dell’inizio, scopre all’ultimo momento come stanno le cose e cerca di capire cosa fare. “Avrete il rimborso” asserisce qualcuno con addosso una divisa, “dovete convertire il biglietto” spiega un’assistente, senza però saper dire dove e come, soprattutto quando manca una manciata di minuti all’inizio del concerto, e il botteghino adibito all’operazione è invisibile. “Sedetevi dove volete”, dicono due hostess battendo in ritirata, scappano forse temendo per la loro incolumità. I fan, quelli dei settori coi posti numerati, non sono arrabbiati, sono proprio incazzati. Certo così montato è molto più vicino agli spalti, il concerto si vede decisamente meglio, ma è l’unica consolazione in mezzo al pressappochismo con cui è stata gestita l’intera vicenda.

Salito sul palco alle 21:30, Ligabue fatica a nascondere il disappunto, la faccia è tirata e anche la scelta delle parole pronunciate in apertura non è delle migliori: “C’è sempre una grande responsabilità alla prima – dice – ma questa ricade anche su di voi”. Il primo sorriso da Luciano arriverà dopo oltre mezzora. La tensione sulla sua faccia si vede tutta.

I presenti fanno parte della schiera di irriducibili, cantano per tutte le due ore esatte di concerto, lo stadio però si infiamma veramente dopo un’ora di spettacolo, quando Ligabue affonda a piene mani nelle canzoni più vecchie del suo repertorio. Lui, in ogni caso, durante tutto lo show non sbaglia un colpo, lo spettacolo c’è e ripaga i fan delusi, ma ci vuote tempo per smaltire la rabbia. Mezzora in più di musica, per farsi perdonare, ci sarebbe stata bene.

Di chi è la colpa del flop? Difficile a dirsi, certo le battute irriverenti sul conto del cantante e musicista si sprecano da un po’: Ultim’ora, scoperto un terzo accordo nelle canzoni di Ligabue. Questa circola da anni, ma c’è anche di molto peggio. Mentre Firenze Rock fa 45mila presenze e Vasco Rossi fa sei concerti sold out consecutivi a San Siro, detto da uno che col musicista di Zocca ha chiuso da un pezzo, Ligabue non riesce a riempire mezzo San Nicola.