Si chiama Tric (teatro di rilevante interesse culturale), tra i primi 26 teatri in Italia e unico nel meridione. L’impresa culturale privata più importante della Regione. L’unione del Kismet, dell’Abeliano e della cooperativa Co & Ma rischia il blocco. Benvenuti a Bari, dove la cultura è un’altra cosa.

Lo sanno bene i dipendenti del Tric: artisti, tecnici e amministrativi, alcuni dei quali sono senza stipendio da mesi. Nonostante l’impegno della direzione e degli amministratori, i dipendenti sono delusi da proclami e promesse fatte dal Sindaco di Bari e dall’assessore alle Culture all’indomani del riconoscimento ministeriale. “Abbiamo lavorato perché la città di Bari potesse avesse un Teatro di rilevante interesse culturale e proseguiremo spediti su questa strada – aveva dichiarato il Sindaco Decaro -. Questo è solo l’inizio e sfido chiunque a dire che le premesse non siano di ottimo auspicio”.

Le premesse rischiano di naufragare miseramente. Uno dei tecnici dell’Abeliano, dipendente a chiamata, ha consegnato la lettera di messa in mora. Entro quindici giorni vuole buste paga, contratti a partire da novembre 2016, ma soprattutto i soldi arretrati. Non parliamo di cifre esagerate, ma quanto occorre per sopravvivere. La disperazione sta prendendo il sopravvento.

Il Tric fonda la sua sussistenza sul finanziamento di un milione e 103mila euro, che provengono da Ministero, Regione Puglia e Comune di Bari. Cifra che si triplica con le attività proposte dal Tric, portando a Bari e in Puglia centinaia di migliaia di euro di indotto tra fornitori, artisti, alberghi e ristoranti. Mentre i primi due enti hanno almeno finanziato un acconto, in attesa dei riscontri economici per il saldo del 2018, il Comune ha deliberato la sua quota di 244mila euro solo il 31 dicembre 2018, portando il tric ad una importante crisi di liquidità.

Una prassi consolidata quella di elargire contributi a giochi ormai fatti, che mette in grande difficoltà gli operatori culturali. Nel caso del Tric, poi, la cifra che manca all’appello è proprio di importo pari a quella del finanziamento comunale: pressapoco 200mila euro. Motivo per cui dirigenti – lo stesso Augusto Masiello, Vito Signorile e Vincenzo Cipriano -, dipendenti, artisti e fornitori non vedono il becco di un quattrino da mesi. Il peggio, però, deve ancora venire.

“Se a breve si risolveranno i problemi del 2018 – rassicura il direttore Cipriano – non so come si evolverà il futuro”. Il Comune al momento ha deliberato una taglio del 60 per cento relativamente al contributo destinato al Tric negli anni 2019 e 2020. Un taglio che si aggiunge a quello di partenza del 2014, primo anno di questa amministrazione, che applicò una sforbiciata lineare dell’80 per cento a tutte le attività culturali, comprese quelle dell’Abeliano e del Kismet.

Queste ultime premesse, soprattutto per i tempi con cui vengono proposte, al contrario di quelle passate, sono di pessimo auspicio e annunciano la lenta agonia del Teatro di “irrilevante” interesse culturale.