È il 1223: fa freddo e la notte non è di certo la più indicata per uscire di casa. Ma quella notte è la vigilia di Natale ed in una grotta sulla montagna di Greccio, in provincia di Rieti, Frate Francesco figlio di Pietro Bernardone di Assisi, celebra messa dopo essere stato ripudiato dalla sua città e dopo che Papa Onorio III, dopo averlo spedito tra i maiali perché “sudicio di povertà” ha accettato il suo ordine di frati minori.

Tutti sono riuniti in quella piccola chiesa che sorge su un costone di roccia che sembra dover venire giù da un momento ad un altro. Quella notte segna un passo nella storia della cristianità perché da allora la natività verrà rappresentata con delle figure inanimate così come la conosciamo oggi: nasce il presepe. Nella verità le prime tracce della raffigurazione della nascita di Cristo si trovano nelle catacombe di Santa Priscilla sulla via Salaria a Roma ma prima di quella notte mai nessuno aveva pensato di raffigurarla.

Frate Francesco figlio di Bernardone diventerà San Francesco d’Assisi, il frate con le stigmate mentre il presepe diventerà forse il vero simbolo della tradizione cristiana del Natale, dal momento che l’albero decorato ha una tradizione ancora più remota del cristianesimo stesso. Negli anni tante volte il presepe è stato raffigurato, con piccole e grandi varianti sul tema anche se la storia è sempre la stessa.

Diverso è lo spettacolo che si è tenuto nel teatro della Chiesa di San Francesco da Paola in Via di Tullio messo a disposizione dal parroco padre Ottavio Di Fazio, dove circa venti bambini agli ordini del regista Filippo Donvito e della giovane catechista/attrice Simonetta Milone, hanno portato gli spettatori per mano non nella storia della natività ma in quella della tradizione famigliare, quando le statuine diventavano indirettamente parte della famiglia e tutto veniva allestito con una severa allegria che coinvolgeva tutti.

Il recital è stato per pochi spettatori perché poco pubblicizzato, ma in un momento storico “difficile” dove anche le basi della cristianità sono messe in dubbio dalla cristianità stessa accompagnata dalla politica, un recital come questo realizzato soprattutto per far divertire dei bambini e farli sentire parti di una comunità, dovrebbe ripetersi più spesso e magari sperare di non fermarsi ad un teatro parrocchiale perché il messaggio che lancia è nel pieno stile natalizio.