Due Maestri accomunati dallo stesso destino, essere criticati dagli intellettuali per tutta la vita e persino dopo la morte, nonostante la mole e qualità del loro lavoro. Nino Rota e Luis Bacalov, scomparso il 15 novembre scorso all’età di 84 anni.

Citando il compositore della colonna sonora del film “Il Postino”, per cui vinse l’Oscar, qualcuno scrive che la musica è scopiazzata da Sergio Endrigo. Un’offesa troppo grossa da sopportare per Francesco Scagliola, professore di musica elettronica al Conservatorio di Bari, che risponde per le rime a chi dava del caprone agli estimatori di Bacalov. La sua non è una difesa d’ufficio, ma un accorata sottolineatura del grande lavoro e umanità del Maestro, del quale è stato per quindici anni assistente all’accademia chigiana, eccellenza mondiale.

Proprio Nino Rota aveva grande stima per Luis Bacalov, al quale affidò l’arrangiamento di Gian burrasca. Dello scomparso Premio Oscar sono anche gli arrangiamenti di altri brani della Pavone, di Baglioni e persino di Sergio Endrigo, quello al quale secondo alcuni Bacalov avrebbe attinto per comporre la sua musica senza dubbio più celebre.

Non solo la musica leggera e le colonne sonore per il cinema. Bacalov ha suonato per il Quirinale, con Marta Argerich ed era amico di Accardo e Gelmetti. Di seguito riportiamo il commento di Francesco Scagliola, che citando Mahler dice: “Verrà il suo tempo”.

IL COMMENTO DI SCAGLIOLA:

Ho avuto l’onore di assistere Bacalov in Accademia Chigiana per i quasi quindici anni del suo corso di musica da film. Chi parla, impropriamente, di Oscar non meritato non sa di cosa parla: le eventuali cinque o sei note incriminate hanno poco a che fare con una partitura di un’ora (e questo un musicista lo sa benissimo).

Ai più esigenti ricordo l’altra nomination, quella del Vangelo secondo Matteo di Pasolini. PASOLINI. Come diceva Dino Villatico, siamo in un paese dove le certezze sono universali, dogmatiche e, vorrei aggiungere, talora infondate. Il postino è un ottimo film anche perché c’è dell’ottima musica, orchestrata in maniera stupefacente. Il resto è negli incassi del lavoro del Maestro, elemento che un giorno la critica riuscirà a mettere nella giusta luce per trarre conclusioni sull’opera più oggettive, lontano da certe storture estetizzanti che hanno ridotto il nostro pubblico al lumicino (per Mozart, per Beethoven il riscontro economico era un elemento non indifferente).

Le molte estati passate assieme sono state incredibili: lui al piano che eseguiva da suo pari Barcarole di Chopin, Tanghi di Stravinskij, il nuovo arrangiamento di Baglioni, le musiche per l’amico Emidio Greco, arrovellandosi su questioni di semiotica musicale, a ricordare Bambi (chi l’ha conosciuto sa di cosa parlo), a formare buona parte dei professionisti della musica da film che sono ora sulla scena.

Capisco che per molti l’alto e il basso di Bachtin sia un mero gioco intellettuale. Per Bacalov era una prassi costante: ha scritto per tutti, senza mai filtrare, senza mai imporre la sua fortissima personalità, servendo il prodotto alto e il prodotto basso.


Certo lui è stato più fortunato di molti altri: ha dovuto scrivere per vivere e non ha mai scritto per diletto o per mero esercizio intellettuale: non una residenza, una cattedra, una sovvenzione statale modello IRCAM (leggete cosa scrive Georgina Born a riguardo). Questo lo ha sempre spinto verso un’urgenza comunicativa di efficacia sorprendente.
A suo modo, lontano dal voler essere il modello di qualcuno, ha indicato a noi che gli siamo stati vicini una strada per il futuro che nel mondo si pratica da sempre.