Quando un giovane studente di violino non mostrava particolari doti, i maestri più coscienziosi, quelli cioè che anteponevano al proprio interesse quello di conservarsi l’allievo e il futuro di quest’ultimo, gli consigliavano di passare alla viola, tecnicamente meno impegnativa. Così la viola è stata per generazioni considerata uno strumento di serie B, come nei fiati il trombone rispetto alla tromba.

In entrambi i casi l’arte, quella con la A maiuscola, ha riservato sorprese: delimitiamo il campo, perché oggi parliamo di Bruno Giuranna, la viola per eccellenza, e non solo limitatamente al nostro Paese, perché Giuranna è unanimemente annoverato tra i massimi interpreti mondiali di quello strumento.

Grande merito, dunque, all’Accademia dei Cameristi per avercelo proposto lunedì scorso, 6 febbraio, in serale, all’Auditorium Diocesano Vallisa in trio con Marta Kowalczyk, violinista, ed Erica Piccotti, violoncellista.

Giuranna, figlio d’arte, nasce in una famiglia di musicisti ed è stato tra i fondatori dei mitici I Musici, componente del Quartetto di Roma e del Trio d’Archi Italiano, tutte formazioni che definire d’eccellenza è certamente riduttivo.

Andiamo alla serata: Giuranna, entrando in sala, non è salito subito sul palcoscenico, ma si è avvicinato il più possibile agli ascoltatori e ha cominciato ad illustrare il programma, che prevedeva il Trio in do min. op.14 n. 2 di Luigi Boccherini e il Divertimento in mi bem. magg. K 563 di Wolfang Amadeus Mozart.

Mi ha colpito la semplicità con cui Giuranna ha spiegato al pubblico come, nel trio d’archi, le tre voci degli strumenti rimangano distinte, a differenza del classico quartetto d’archi, dove la presenza del secondo violino favorisce la fusione del suono e gli strumenti divengono indistinguibili. Vale per il musicista, vale per il medico, per l’avvocato, eccetera eccetera: quando si conosce davvero qualcosa, la si sa spiegare in modo semplice e comprensibile; quando non si sa, si usano gergo criptico e paroloni difficili e incomprensibili.

Contrariamente all’annuncio in programma, non c’è stato intervallo nell’esecuzione delle due composizioni, eseguite in modo magistrale non solo da Giuranna, per nulla scalfito dagli anni. La sorpresa assoluta è infatti stata ascoltare una violinista, la polacca Marta Kowalczyk, assolutamente straordinaria sia sul piano della tecnica, sia su quello della vocalità del suo violino.

Ugualmente all’altezza dei due compagni la violoncellista, la romana Erica Piccotti, che in Boccherini ha avuto occasione di mostrare tutte le sue eccellenti capacità tecniche, come sottolineato dallo stesso Giuranna, e le non inferiori, aggiungerei io, capacità interpretative.

Insomma, una grande serata, per la quale francamente mi sarei aspettato qualche spettatore in più. Giuranna non si ascolta tutti i giorni e poi, con le scelte artistiche di Mariarita Alfino per i Cameristi, c’è sempre da aspettarsi di “scoprire” talenti da capogiro.

Intendiamoci, il pubblico era numeroso, come al solito qualificato, attento, straordinario: fra gli ascoltatori ho notato alcuni musicisti baresi di nascita o d’adozione, che ho più volte ascoltato e che sono “di tutto rispetto”. Mi aspettavo il tutto esaurito e pubblico mandato indietro: pazienza, peggio per chi si è perso questa grande occasione.

Magari sarà dipeso dall’ennesima concomitanza con l’Orchestra metropolitana barese presente sempre a Bari allo Showville e diretta da Alexis Soriano: d’altronde a Bari (e non solo) la musica da camera è da sempre meno seguita della sinfonica, e ancor meno della lirica che ha il pubblico più numeroso. I luoghi di spettacolo sono quelli che sono (ne riparleremo in futuri articoli ad hoc) e gli organizzatori fanno ciò che possono, se non di più.

Successo, ovviamente, strepitoso. Un bis con un’Aria di Johann Sebastian Bach. Prossimo appuntamento, domenica 12 febbraio alle ore 11, sempre in Vallisa, con Raffaella Cardaropoli al violoncello, e Viviana Velardi al pianoforte.