Una simpatica due giorni all’insegna della musica colta e della scoperta di nuovi talenti abbiamo vissuto, io ed il numeroso pubblico dei Cameristi che ha affollato la Vallisa sia domenica mattina, che lunedì sera scorsi.

Normalmente non mi piace mettere insieme due recensioni. Si è, quasi inesorabilmente, portati a far paragoni e questo non lo trovo corretto nei confronti sia dei musicisti, che degli organizzatori. Non siamo ad una gara sportiva. Lì il paragone tra le prestazioni agonistiche è d’obbligo. Tenterò, quindi, di non cadere nella trappola e, dunque, pur tenendo insieme in questo articolo le due recensioni, in virtù di una sorta di stesso filo conduttore della direzione artistica di cui avverto l’esistenza, al contempo vorrei tenerle ben separate, quasi fossero due capitoli differenti di un medesimo romanzo.

Cominciamo dal concerto di Domenica mattina con le esecuzioni di Grieg, Brahms, Martucci, Saint-Saens ed un fuori programma di Elgar affidate al duo violino e pianoforte formato da Gennaro Cardaropoli e Maurizio Zaccaria. L’Accademia dei Cameristi, si è caratterizzata per molte scelte peculiari ma anche per aver puntato fin dai propri esordi più sulle musiche da eseguire che sui nomi degli esecutori, in maggioranza -nei cartelloni susseguitisi- giovani, telentuosi, vere scoperte, talvolta abbinati ad artisti di chiara fama, dando così a quei giovani occasioni irripetibili, da non perdere.

La prestazione del duo è stata un continuo crescendo, nel senso che man mano che il programma procedeva, il violinista, il salernitano Gennaro Cardanopoli, cresceva sempre di più. Uso il verbo crescere, non certo in contrapposizione con calare, ma nel senso di aver ascoltato un suono sempre più corposo ed intenso, man mano che il programma procedeva. Intendiamoci, non è che all’inizio lasciasse a desiderare, tutt’altro. Partito bene, man mano che il concerto procedeva, sostenuto da una buona tecnica cresceva l’empatia con il pubblico. Quest’ultimo era attento, qualificato, numeroso e partecipe. Erano certamente molti di più della domenica precedente. Buon segno!

Il pianista, Maurizio Zaccaria, ha magnificamente supportato il violinista che della serata era il protagonista. Il programma non offriva spazio particolare a Zaccaria, ma dove c’è stato un minimo varco, come nella Sonata in sol min. Sop. 22 di Giuseppe Martucci, ha dimostrato tutto il suo valore l’ottimo allievo di Benedetto Lupo. Quest’ultimo è, a mio parere, certamente il miglior pianista contemporaneo di questa nostra Terra e non è poco, visto che i Conservatori di Bari e Monopoli hanno sfornato ottimi pianisti, confermando la previsione di Nino Rota.

Applausi calorosi ad ogni pezzo e diverse “chiamate” alla fine a cui hanno risposto dedicando un bis alla prof.ssa Alfino, anima dei Cameristi: di Elgar è stato eseguito il ” Salut d’amour op. 12″.

Stesso pubblico numeroso, attento, qualificato lunedì sera. Certo la Vallisa non è, riferito alla capienza, il Metropolitan di New York, ma c’era una “concorrenza” temibile, allo Showville l’ICO metropolitana barese con i pianisti Pasquale Iannone e Vincenzo Colafelice. L’Ico ha il suo pubblico, Pasquale Iannone, splendido pianista, è tra gli artisti più amati e seguiti, il suo allievo Colafelice tende ad eguagliare il maestro. Nonostante ciò i Cameristi quanto a pubblico hanno tenuto e tenuto bene. Anche questo un bel segnale per la Città. Il Trio che si esibiva aveva nel flautista Leonardo Grittani il proprio leader. Grittani, cosi come la violinista Mariarosaria D’Aprile e la pianista Viviana Lasarcina (anche lei allieva di Benedetto Lupo), hanno dato nel concerto prova di essere degli ottimi elementi, ma ciò che più colpiva era l’amalgama della formazione. La musica da camera ha la peculiarità di richiedere un affiatamento pressoché totale, più diminuiscono gli elementi più l’affiatamento diventa fondamentale. Ebbene nell’esecuzione assai spesso l’unione era tale da cogliere un solo suono, flauto, violino e pianoforte diventavano un’unico strumento.

Piccola inversione nel programma rispetto all’annunciato. Nella prima parte sono stati eseguiti il Trio in sol magg. op. 119 di F. Kuhlau e la Musicque de cour di J. Francais, nella seconda parte le “Promenades H 274″ di B. Martinu e di Nino Rota, da lui in nome del Trio, il “Trio per flauto, violino e pianoforte”.  Successo caloroso ed un bis.

Prossimo concerto serale lunedì 6. Con Marta Kowalczyk, violino, ed Erica Piccotti, violoncello, la viola per eccellenza: il celeberrimo Bruno Giuranna.