Pablo Escobar è tornato, protagonista della seconda stagione di Narcos, serie TV targata Netflix che ha saputo far innamorare tutti, mettendo d’accordo pubblico e critica (cosa che al network in questione riesce sempre più spesso, va detto).

Nella prima annata di Narcos abbiamo assistito all’ascesa di Pablo Escobar, “uomo del popolo” elevatosi dai vicoli più sudici di Medellín (Colombia), diventando signore incontrastato del narcotraffico mondiale, con così tanti soldi (la plata, “il denaro”, è un po’ il leitmotiv verbale dello show, alla stregua di marica, “checca”) da essere classificato, all’epoca, come settimo uomo più ricco del mondo, figura con un complesso di onnipotenza così forte e deviato da privarlo della capacità di fare analisi oggettive su se stesso e il suo ruolo nel mondo, sino al suo primo “scivolone”, e l’incarcerazione ne La Catedral, prigione di superlusso che lo stesso Escobar aveva fatto costruire su misura per se stesso e i suoi sottoposti. Un uomo così potente da dettare legge, piegando quella preesistente, e lo stesso governo colombiano.

In questa seconda stagione, promossa da Netflix stesso con il banner Pablo dies, “Pablo muore”, segue appunto le vicissitudini che portano alla progressiva, lenta e inesorabile caduta di colui che fu boss del Cartello di Medellín, sino alla caccia all’uomo finale che si concluse con la sua morte, causata da “comuni” ferite di arma da fuoco, sul tetto di una palazzina popolare, lasciato solo e braccato da tutti.

Il finale di Narcos, del resto, era già scritto da più di vent’anni, e la storia di Pablo Escobar è diventata Storia, una delle pagine più sanguinose e violente di sempre, ma anche una delle più incredibili, perché la vita del narcotrafficante è stata talmente peculiare e unica, più nel male che nel bene, da risultare quasi un prodotto da fiction, che tanti hanno cercato di adattare a film, a documentario o a serie TV, ma nessuno bene come gli showrunner assoldati da Netflix per questo franchise.

Due sono i pregi più grandi di questa serie TV, in un prodotto comunque praticamente ottimo sotto ogni aspetto. Il primo risiede nella perfetta mistura di “vero” e “finto”: Narcos è la dimostrazione di come si può romanzare qualcosa di realmente accaduto, rendendolo puro e appagante intrattenimento, senza però sfociare nel revisionismo storico, senza cioè andare a cambiare la realtà di quanto accaduto. Sotto tale aspetto, esistono davvero pochi precedenti allo stesso livello di Narcos.

In secondo luogo, essendo questa una serie che si regge su un unico, grande protagonista, era fondamentale trovare un attore che riuscisse a incarnare al meglio Pablo Escobar, facendolo rivivere sul piccolo schermo in tutta la sua maligna e folle grandezza, così come nella sua umana miseria: in questo senso, il lavoro dell’attore Wagner Moura è encomiabile, così come va sottolineato il talento e l’impegno di tutto il resto del cast, a partire da Boy Holbrook e Pedro Pascal, che interpretano, rispettivamente, gli agenti Steve Murphy e Javier Pena della DEA.

In conclusione, nelle sue prime due stagioni Narcos racconta in maniera veritiera, così come perfettamente adattata per il medium cinematografico, la tragedia di un uomo che aveva scelto di essere Dio, sentendosi tale, e che era effettivamente riuscito a sfiorare il cielo con un dito, da un certo punto di vista, prima di cadere inesorabilmente, ricordandosi (e ricordando a tutti) di essere uomo.

Prime due stagioni”, si è detto, perché Narcos è da poco stata confermata per una terza e quarta stagione, in onda a partire dal prossimo anno, che andrà a raccontare le vicende del Cartello di Cali, diventato persino più grande e pericoloso di quello amministrato da Escobar.

SCHEDA TECNICA

Titolo: Narcos

Produzione: Netflix

Canale: Netflix

Cast: Wagner Moura, Boyd Holbrook, Pedro Pascal, Diego Catalano, Paulina Gaitan

Genere: Drammatico, Crime, Biografico

Stagioni: 2 (in corso)

Episodi: 10 (a stagione)

Durata: 50 min. circa (a episodio)

Data di uscita: 2 settembre 2016 (seconda stagione)