Quando ho letto la lettera che Daniele Rustioni – “giovane direttore d’orchestra molto fortunato” – ha scritto al sovrintendente del Petruzzelli, sono sobbalzato dalla sedia. Finalmente, “un poco più che trentenne” bravo, per carità, ma non certamente un Muti della direzione d’orchestra, ha tirato fuori gli attributi. È stato questo il primo pensiero. Ha detto le cose come stanno. Poi, però, come solitamente facciamo, ci siamo informati e abbiamo ricevuto alcune indiscrezioni dagli uffici ben informati di via Dante 25, la sede amministrativa della Fondazione Petruzzelli. Le cose, caro Rustioni, stanno in maniera diversa da come le racconta, anzi, scrive nella lettera pubblicata oggi su La Stampa.

“Si vuol far passare per normalità quello che è abnorme e che io mi rifiuto di accettare: perché tutto questo non è normale”, scrive Rustioni tirando in ballo paragoni con La Fenice di Venezia che, come dice Biscardi “è imparagonabile dato che Venezia ha un bilancio di 35milioni di euro a fronte dei miseri 14milioni di Bari”; la soprressione della “sua produzione” del TRITTICO (lo scrive in stampatello). Rustioni, dove stava quando all’interno del teatro succedevano cose illegali mentre continuava a dirigere le “sue” recite?

A primo acchito sembra che Rustioni abbia mandato tutti al diavolo e se ne sia andato sbattendo la porta. Purtroppo, però, a fine gennaio prossimo il suo contratto scade comunque. Le persone che non ci stanno, alzano la voce in tempi non sospetti. A mettere i puntini sulle i ci ha pensato il sovrintendente Biscardi, uomo colto, pacato, ma che sa il fatto suo. Una risposta precisa, in cui prende a schiaffi l’esordiente presuntuoso a 6mila euro di compenso per ogni recita, con un contratto che prevede due opere (nel 2014 erano previste 14 recite) e 3 concerti sinfonici.

La verità è un’altra. Se il Petruzzelli e il suo mentore, il distruttore Carlo Fuortes, avessero voluto tenersi il direttore fortunato avrebbero dovuto esercitare l’opzione di rinnovo entro il 31 dicembre del 2013. Non è stato fatto e quindi Rustioni avrebbe dovuto togliere comunque le tende. Biscardi, a dirla tutta, pur di non sentire frignare il maestro che non capisce quanto sia a rischio l’intero futuro del Petruzzelli, gli aveva proposto di sostituire le recite soprresse del Trittico con quelle di Macbeth di maggio prossimo. Rustioni ha rifiutato, perché evidentemente l’entusiasmo annunciato al momento dell’incarico era solo di facciata, per riempire il suo salvadaniao personale.

Ha rifiutato perché ha accettato di dirigere un’opera al più prestigioso San Carlo di Napoli. Chissà che per lui, direttore fortunato, non ci sia un incarico più remunerativo proprio a Napoli, oppure, come si mormora, a Lione. Rustioni, si dice dalle nostre parti, ha messo le mani avanti per evitare gli fosse sbattuta la porta in faccia, facendo una figura che rischiava di mettere a repentaglio la sua fortunata carriera. Umiltà Rustioni, umiltà. Quella non finisce mai. La fortuna, invece, quella può finire prima o poi. Una figuraccia ormai l’ha fatta, agli occhi dei musicisti del Petruzzelli, che l’hanno vista fuggire come un comandante tutt’altro che coraggioso.

Nella galleria fotografica pubblichiamo le lettere del maestro Daniele Rustioni e quella del sovrintendente Massimo Biscardi