Perché Gotik e perché Bari Zona Commando?
Deriva dal mio amore per la storia dell’arte in generale, che ho studiato a scuola e mi ha appassionato parecchio. In particolare l’arte gotica, non a caso mi piace molto il Duomo di Milano che è gotico al 100%. Bari Zona Commando è invece il nome di una comitiva di amici, un po’ come fanno le gang americane, sono tutti amici che mi danno una mano, vengono ai miei live e sostengono i  miei progetti.

Chi ne fa parte?
Ci sono Pit, Baty, Crash, Davide Vurro e tanti altri.

Come mai nel mondo rap e hip hop si fa ampio ricorso ai nickname?
In pratica sono dei tag, un nome d’arte, per riconoscerci l’un l’altro, nello slang hip hop sono sempre stati usati. Poi si suddividono, ci sono i writer che hanno i tag, gli mc che hanno il nome d’arte come i braker oppure i deejays.

Quindi se non hai una tag non sei hip hop…
C’è qualcuno che si fa chiamare col proprio nome, però è un po’ privo di fantasia, l’hip hop è bello anche per quello.

Visto da fuori, il mondo rap sembra molto unito e sodale, fatto però di gente poco raccomandabile o che si atteggia a tale. Come stanno realmente le cose?
Ogni mondo è paese, dico io, come c’è gente ben vestita da cui devi stare alla larga, così è nell’hip hop. Nel mondo hip hop c’è molta invidia, Bari non è per niente unita, anzi se qualcuno ha la possibilità di affogarti dandoti tra virgolette una coltellata, non ci pensa due volte. Questa cosa non la tollero, perché il movimento è nato per dare voce al popolo, per farsi sentire, purtroppo sembra una gara a chi arriva prima, solo che così non si va da nessuna parte.

Fuori da Bari le cose funzionano diversamente?
Bari ha una mentalità molto gretta. Avendo viaggiato molto, ho visto un po’ di situazioni e ti posso dire che al nord, se hai talento, vai, al contrario del sud dove fa strada l’amico dell’amico. Al nord se non hai le rime, il flow, se non hai talento, anche se conosci tizio non vai da nessuna parte.

Quanto contano le apparenze nell’hip hop?
Al momento nell’hip hop è quasi tutto, però la gente deve capire che prima dell’apparenza c’è una persona e c’è il talento. C’è gente che ti fa i complimenti per una giacca o per le scarpe che indossi, io preferisco che mi facciano i complimenti per un pezzo, perché magari ho fatto una buona rappata, o gli è piaciuto il video. Io ascolto tutti, dai consigli alle critiche.

Sta per uscire il tuo nuovo disco “Dal Tramonto all’Album” il cui sottotitolo potrebbe tranquillamente essere Bari-Milano e ritorno…
Esattamente. Con Romeo, il mio socio, abbiamo voluto dimostrare che anche a distanza, un rapporto di lavoro può funzionare. Non è vero che bisogna vedersi tutti giorni per forza, quando due persone hanno la stessa passione e hanno fame, allora si riesce, se uno vuole ce la fa.

Com’è vista la scena rap e hip hop barese a livello nazionale?
È visto molto arretrato. Sono un paio d’anni che Bari ha tirato fuori la testa, però abbiamo molto da imparare da altre città e da altre situazioni, non solo dal nord ma anche dall’Europa. Dobbiamo imparare ancora tante tante cose.

Com’è lo scenario musicale milanese rispetto al nostro?
A Milano c’è molto più rispetto per il collega, c’è supporto reciproco, se io vengo alla tua serata e tu non vieni alla mia non fa niente siamo comunque amici, a Bari ci facciamo la guerra per le piccolezze, Ci tocca andar fuori per vedere che siamo ancora zero. La differenza tra Milano e Bari, a detta dei milanesi, è che su anno i mezzi ma non hanno voglia, noi abbiamo voglia ma non i mezzi. Per chi ha voglia di spingere, Bari può essere un trampolino, ma non un arrivo.

Tra qualche giorno sarai ospite a deejay tv, che sensazione ti da questo pensiero, prima che esca l’album, quando è ancora tutta un’incognita?
È vero tutto deve ancora accadere, però il pensiero che mi da sicurezza è che se ne sta già parlando, e fin’ora bene. Sono già uscite due date a Bari, due date a Milano, un’ospitata in radio, deejay tv, questa intervista…non so prevedere il futuro, però se coltivi bene puoi raccogliere buoni frutti.

Hai scritto su facebook: “Prima, il sogno di tutti era fare i calciatori! Adesso fanno tutti rapper e si sentono professori”. Cosa è successo?
Quando ero piccolo io, tutti i ragazzini sognavano di diventare calciatori famosi, arrivare in la sere A, oggi questa stessa cosa sta accadendo per quanto riguarda il mondo rap e hip hop. Ora ogni ragazzino scarica una base, gira un video con la webcam,lo carica su youtube e pensa di saper fare il rap. Ci sono ragazzini che si permettono di darti consigli e suggerimenti a te che sei sulla scena da anni. Per fare il rap bisogna sbattersi, suonare, fare dischi, prendere le porte in faccia, i vari no, frequentare le serate, le sfide di frestyle per strada dove a volte ci scatta anche la rissa, imparare a stare in mezzo a tutti i tipi di persone, questo è saper crescere.

Nella tua bio c’è una frase che mi ha colpito: ogni giorno dico grazie e prego perché nulla mi è dovuto. Credi che la gente se lo sia dimenticato?
Credo proprio di si, perché c’è gente che vive pretendendo, non capendo che per avere qualcosa, quel qualcosa te lo devi guadagnare. Nessuno ti regala niente, allora se qualcuno è disposto ad aiutarti, a darti una mano o anche solo a credere in te, io dico grazie, perché per quanto mi riguarda, un giorno queste persone non saranno dimenticate

Nel rap e nell’hip hop l’uso della parola è molto spinto, basta pensare al freestyle. Come te al cavi a ruzzle?
Sono un campione. Sto scherzando, però ho una striscia positiva di dieci vittorie consecutive, ho sbloccato tutto quello che c’era da sbloccare. Ho trovato qualcuno che mi ha battuto, seppure di poco, però sto migliorando anche lì.