Ogni anno, in Italia, 1500 famiglie ricevono la stessa, ingiusta notizia: “vostro figlio ha un tumore infantile”. A Paola Natalicchio, giornalista di 33 anni, la diagnosi della malattia del suo primo figlio è arrivata una mattina di fine maggio, due mesi dopo la sua nascita. Un tumore maligno all’addome, da aggredire subito con un percorso di cure pesante e dagli esiti imprevisti. Così, senza scelta, ha lasciato i progetti e la vita che aveva prima e insieme alla sua famiglia si è trasferita nel reparto di Oncologia Pediatrica di un Grande Ospedale romano. Il Regno di Op, appunto: una realtà parallela e segreta, che ha cambiato per sempre i suoi occhi.

Da dicembre Paola ha aperto un blog e ha iniziato a raccontare gli incontri, le storie, le fatiche e le speranze accumulate in tanti giorni di ospedale. Un blog che in cinque mesi, tra le pagine di Blogspot e il mirror sul sito dell’Unità, ha raccolto oltre 90.000 accessi.
 
Il Regno di Op. Storie incredibili dei bambini invincibili di Oncologia pediatrica” (edizioni la meridiana, collana passaggi, pp. 128, Euro 15,00) è il libro che raccoglie i post di quel blog, ma è anche un progetto editoriale che prova ad andare oltre, tenendo insieme lo sguardo di genitori, medici e pazienti sulla complessa e dolorosa realtà dei tumori infantili. Insieme a tutti i post del blog e a due scritti inediti dell’autrice, infatti, il libro contiene un’ampia appendice su cosa sono e dove si curano i tumori infantili in Italia, a cura del prof. Riccardo Riccardi, primario di Oncologia pediatrica del Policlinico Gemelli di Roma e della dott.ssa Daniela Rizzo. A chiudere il libro, poi, sono i disegni di Esther Cristofori, artista sedicenne specializzata in fumetti e cartoni, giovane paziente di Op. L’introduzione del libro è affidata a Concita De Gregorio.
 
Quello di Paola Natalicchio è un libro che racconta i mille volti della malattia pediatrica oncologica, che invita alla resistenza e alla speranza di farcela. Un libro di passione civile che dà luce e voce a pazienti, famiglie e operatori sanitari che ogni giorno combattono il drago, per superare i sentimenti di vergogna e rassegnazione all’esclusione sociale che ogni malattia porta con sé. Superare la linea gialla del tabù, della paura di fare paura. E imparare che anche dal Regno di Op, come da quello di Oz, dopo l’uragano si può tornare a casa.
 
Afferma l’autrice: “Le mie parole e i mie racconti, almeno nelle intenzioni, non sono né uno strumento di autoterapia, né un Grande fratello del dolore dei bambini, né un telefilm a puntate sulle condizioni cliniche e psicologiche di un gruppo di persone. Il mio scopo è condividere quello che ho imparato: dai tumori infantili si può guarire. Un anno fa non lo sapevo. Pensavo di essere in un braccio della morte e invece ero in trincea: sono due cose diverse, ed è importante capirlo per reagire come serve.”
  
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Antonella Lucanie
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