La band tira fuori gli artigli mettendo da parte la vena folkloristica per lasciare spazio a synth, chitarrone distorte, ritmiche serrate senza tralasciare le influenze prog e l’attitudine teatrale che li contraddistingue, ricreando l’energia che sprigiona nei loro live grazie alla ricerca sonora molto accurata e in linea con gli arrangiamenti.

Il sound di U’ Papun si mescola per la prima volta con l’orchestra d’archi curata dal maestro Leo Gadaleta che impreziosisce i brani di atmosfere barocche, creando un mix apocalittico tra rock e orchestra. La produzione è stata curata da JUSTPLAYMUSIC, che da anni segue e valorizza nuove realtà del panorama rock cantautorale pugliese.

“Cabron!” è un disco sociale e popolare dove i racconti si susseguono come notizie, passando dall’omologazione di massa alla censura, dal delitto passionale all’abuso su minori, dall’amore materialista e privo di ideale alla prostituzione intellettuale.

U’ Papun è un progetto nato dal lavoro di 1 cantautore, 4 musicisti e 1 teatrante che propongono uno spettacolo di musica e teatro che va dal cantautorato alla musica etnica, dal folk al funk, dal jazz alla tradizione popolare, tutto miscelato ad un sound rock e moderno. Alla base del loro modo di fare musica c’è il concetto di “fusione” tra atmosfere mediterranee, indie-rock, punk, reggae, balkan e teatro canzone. Maschere e fantocci, brutalità e dolcezza, dramma e ironia, producono l’esplosivo spettacolo degli U’ Papun, l’uomo nero nel vernacolo barese. La band gioca con note e parole, raccontando spaccati di vita reali e surreali.

Dal primo disco “Fiori innocenti” è stato estratto il singolo “L’appapparenza” con la partecipazione di Caparezza, e il sito web di Rolling Stone Magazine ne ha pubblicato in anteprima nazionale il videoclip.

Durante il tour promozionale estivo dello scorso anno gli U’ Papun hanno suonato al Cube Festival davanti a più di 15.000 persone; il brano “Inutile Alchimia” è stato inserito nella compilation PugliaSounds allegata ad XL di Repubblica col numero di novembre 2011. Nel 2010, ancor prima della pubblicazione di Fiori Innocenti, sono stati ospiti del programma Roxy Bar; in quella occasione Red Ronnie li ha definiti il lato oscuro della Puglia, etichetta che li accompagna ormai ovunque.

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Ecco la tracklist di “Cabron!”:

01.CABRON! – Brano apripista dal sapore psychobilly, pregno di grande carica energetica sostenuta da una sezione ritmica serrata e dalla presenza ossessiva di chitarre elettriche che mostrano da subito l’evidente direzione rock di questo album. Tre minuti esplosivi, in cui si raccontano vizi e virtù dell’uomo che vive la propria esistenza con fare animalesco influenzando la propria società.

02. INDIESPOSTO – Un mix tra rock, elettronica e dub mantiene alta l’energia emessa dal brano precedente, una frustata contro l’omologazione di massa. Un tema musicale acido che si ripete all’infinito per poi sfociare in un ritornello “tormentone” .

03.LUNA – Un netto cambio di direzione con un brano dalle atmosfere noir. La confessione di un uomo tradito dalla propria donna che per gelosia viene spinto a commettere un brutale omicidio. Un elegante brano impreziosito da atmosfere cupe e spettrali che si evolvono in un crescendo orchestrale, seguendo la rabbia e la pazzia del personaggio che confesserà la sua orribile scelta solo nel finale. (con la partecipazione di Pantaleo Gadaleta)

04. L’ABITO – Un’introduzione apocalittica dalle atmosfere balkan in cui padroneggiano chitarre freetless, synth e archi. Il dub serrato accompagna una sorta di narrazione rap che racconta la storia di un uomo costretto a opprimere i propri istinti sessuali per mantenere intatta l’immagine imposta dal ruolo sociale. Un ritornello indie, denso di chitarre e synth in contrasto con l’atmosfera fiabesca creata dagli archi, dà completezza e originalità ad uno dei brani più belli di questo album (con la partecipazione di Pantaleo Gadaleta).

05. STORIA DI UNA DISOCCUPATA – Un pianoforte da saloon introduce la storia di una giovane escort che punta solo sulla propria estetica per realizzare i suoi sogni, spinta sopratutto dalla madre che desidera per la figlia un futuro sicuro e non precario. Un altro brano dallo spirito psychobilly, ma con venature più swing, in cui i fiati vengono magistralmente sostituiti da intrecci di chitarra elettrica e pianoforte.

06. AMORE CIALTRONE – Anche i rapporti più intimi tra le persone sono spesso vissuti secondo luoghi comuni e concezioni sbagliate. Il brano descrive un quadretto esistenziale dove la cecità dei sentimenti spinge a compromessi malsani per tenere in piedi una situazione crollata. Un particolarissimo brano in 7/8 dalle influenze zappiane, in cui marimba, chitarra elettrica e archi creano incastri ritmici sostenuti da una base reggae al quanto “storta” (con la partecipazione di Pantaleo Gadaleta).

07. TERRA MADRE – Una dichiarazione di amore e odio per la propria terra, che per quanto possa essere stata privata della sua essenza, rimane sempre il teatro delle proprie storie. Una ballad sofferta e delicata dalle atmosfere barocche, dove l’eleganza degli archi e del pianoforte, sostenuti da ritmiche percussive, fanno da sfondo alle parole e ai commoventi assoli di chitarra elettrica (con la partecipazione di Pantaleo Gadaleta)

08. L’ULTIMO – Un monologo che gira intorno alla parola “ultimo” ripetuta volutamente, per parlare di emarginazione con quella vena di egoismo tipica di chi finge d’esserlo senza guardarsi alle spalle. Un brano decadente sulla stessa scia di “Luna”, ma con l’impatto apocalittico de “L’abito” dove le chitarre e la sezione ritmica tipicamente rock si mescolano all’elettronica e ad una diabolica sezione d’archi (con la partecipazione di Pantaleo Gadaleta).

09. IO NON MI SENTO ITALIANO (G. GABER) – La grande eredità lasciata dal maestro Giorgio Gaber, molto apprezzato dalla band. Un brano attualissimo pubblicato poco dopo la morte dell’artista e rielaborato dagli U’ Papun in una veste personale, in linea con il resto dell’album. Rock ed elettronica si mescolano al folk e al dub, regalando un brano dalle molteplici sfumature, cercando di onorare al meglio un pilastro della canzone d’autore italiana.

10. ARTE SPICCIOLA – Una delicata ballad che riconduce l’ascoltatore nella dimensione cantautorale della band. Un mix di chitarre acustiche e fretless accompagnano una commovente riflessione sul contrasto tra istinto artistico e manie di protagonismo. Un brano indie pop dal sapore mediterraneo, questa volta con un arrangiamento semplice, diretto ma emotivamente efficace (con la partecipazione di Pantaleo Gadaleta).

11. FIOR DELLA CENSURA – Un brano folk “danzereccio” dalle atmosfere circensi, un racconto surreale in cui viene messa in discussione la nostra coscienza critica oramai assopita dalla censura mediatica e dalla sua presunzione educativa (conla partecipazione di Pantaleo Gadaleta).

12. UOMO DI MARZAPANE – 1 minuto e 50 secondi di punk rock ambientato nella favoletta di Hansel e Gretel, dove al posto delle famose “casette” sono gli uomini ad essere di marzapane, sgretolati ed inghiottiti dalla società moderna. Ritmiche prepotenti, chitarre rabbiose e suoni da “fantabosco” fanno da scenario a questa tagliente favoletta postpunk.

13. CLICHE’ – Il giusto lieto fine che racconta con “disgustosa” schiettezza e ironia un quotidiano esempio di cliché, in cui l’ascoltatore si riconoscerà di sicuro. Una filastrocca blues che stimola grandi e piccini!

Prodotto da: JUSTPLAYMUSIC

Edizioni: Goodfellas

Testi: Alfredo Colella

Musiche: Alfredo Colella, Gigi Lorusso, Enrico Elia.

Arrangiamenti: Gigi Lorusso, Enrico Elia, Cristiano Valente, Pantaleo Gadaleta.

L’ensamble è formato da:

Alfredo Colella: Voce, Autore, Compositore. Figlio del maestro di musica classica indiana Francesco Colella (1952 – 2004), ha lavorato con il padre per circa 5 anni (dal 1998 al 2005) in veste di percussionista. Ha maturato nel tempo una sempre maggiore forma di poetica personale lavorando su uno stile interpretativo molto vicino alla recitazione, grazie anche ad alcune esperienze nel campo del teatro. Ha fatto del cazzeggio un lavoro a tempo indeterminato.

Gigi Lorusso: Chitarra elettrica, strumenti etnici, compositore, arrangiatore, cori, fonico. Laureato in musica jazz, ha conseguito il diploma inferiore di chitarra classica e studiato per alcuni anni contrabbasso presso il conservatorio N. Piccinni di Bari. Ha conseguito la patente europea di software musicali quali ProTools, CuBase e Finale. Poco incline ai compromessi se non davanti ad una tavola imbandita.

Enrico “Ze” Elia: tastiere, piano, synth, compositore, arrangiatore. Studente presso il conservatorio Nino Rota di Monopoli (BA) nel corso universitario di musica jazz, ha studiato con maestri del calibro di Davide Santorsola, Roberto Ottaviano, Vitoandrea Morra. Attualmente è allievo del maestro Gianni Lenoci. Appassionato di musica acusmatica, predilige i tasti bianchi. 

Mario Orlandi: Basso, arrangiatore. Laureato in Musica Jazz, ha approfondito lo studio del basso elettrico e del contrabbasso presso il conservatorio “N. Piccinni” di Bari. Nel percorso accademico ha studiato tra gli altri con Davide Santorsola, Roberto Ottaviano, Maurizio Quintavalle, Pierluigi Balducci, integrando personalmente frequentando vari master di artisti internazionali. Uomo di spirito, abile con le reti a strascico.

Cristiano Valente: Batteria, percussioni, arrangiatore, fonico. Ha iniziato autonomamente lo studio del pianoforte all’età di 11 anni e a 12 ha studiato per un anno col maestro Gianni Elia. A 13 ha iniziato a suonare la batteria studiando da autodidatta. Nel tempo si è cimentato con vari generi musicali, dal punk/crossover fino al rock progressive e al jazz. Predilige i “piatti forti” ma non sa cucinare.

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(Comunicato Ufficio Stampa “Just play music”)