La Cassazione ha respinto il ricorso della Procura in merito all’arresto di Giovanni Miniello, il ginecologo barese accusato di aver abusato di decine di pazienti e arrestato il 30 novembre 2021 per violenza sessuale aggravata. Stando alla Corte non ci sono elementi per sostenere che Giovanni Miniello abbia commesso sulle sue pazienti violenza sessuale “per costrizione”, annullando così la loro “capacità di autodeterminazione per indurle a consentire alle sue richieste”. Il professionista è anche accusato di aver proposto a queste donne rapporti sessuali con lui, come cura per il papilloma virus.
Dal 22 aprile 2022 per Miniello è stato revocato l’arresto, venendo sottoposto per un anno alla misura interdittiva. La Procura aveva impugnato i provvedimenti cautelari, ricorso respinto prima dai giudici baresi e ora dalla Cassazione. Quest’ultima, stando alle dichiarazioni di alcune vittime, ha spiegato che il medico avrebbe indicato i rapporti sessuali con lui, persona vaccinata, come unica terapia per guarire e prevenire il rischio della insorgenza di tumori, spiegando che proprio lui era in grado di fornire una tale prestazione terapeutica.
“A questo proposito si deve osservare che, a differenza di quanto sostenuto dal pm, l’ordinanza impugnata – ha evidenziato la Cassazione – ha escluso l’idoneità coercitiva di tale condotta, non solo e non tanto perché quella terapia alternativa non fu proposta come esclusiva e fu comunque prescritta anche una terapia farmacologica, ma soprattutto perché, alla presenza della paziente, l’indagato non disse che era in grado di guarirla col proprio sperma e si limitò a indicare, in termini generici, che esisteva un metodo alternativo alla terapia farmacologica, che richiedeva non meglio specificati ‘contatti’ con una persona vaccinata. Secondo il Tribunale, questa indicazione, pur formulata in un momento in cui la paziente era particolarmente fragile e spaventata dal timore di aver contratto una grave patologia e delle sue possibili complicanze, non era tale da far venir meno la capacità di autodeterminazione della vittima tanto più che, in concreto, alla paziente non fu chiesto di determinarsi in nessun senso”.
Inoltre la Cassazione ha anche fatto presente che i fatti contestati risalgono agli anni 2010-2021, e che sarebbero stati in troppi casi denunciati tardivamente, oltre i 6 mesi previsti all’epoca per legge: “Pur consapevoli della rilevanza penale di quanto subito, le donne decisero inizialmente di non denunciare e si risolsero a farlo solo quando vennero a sapere che altre si erano trovate nella medesima situazione”. La prossima udienza nei confronti di Miniello ci sarà il 28 settembre. L’imputato dovrà rispondere di violenza sessuale, tentata e consumata, e di lesioni personali su 20 donne.