Paolo Caprio

Trent’anni di carcere per il 21enne Fabio Giampalmo, accusato dell’omicidio dell’imbianchino Paolo Caprio, massacrato a pugni e calci nella notte tre il 4 e il 5 settembre 2021 fuori da un bar di una stazione di servizio tra Modugno e Bitonto; questa è la richiesta di condanna avanzata nell’ultima udienza di oggi, 22 maggio, dalla Procura di Bari. Il pm Ignazio Abbadessa ha contestato all’imputato il reato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall’aver commesso il fatto “attraverso l’uso di tecniche di combattimento tali da ostacolare la privata difesa”.

Si tratterebbe infatti di un giovane, già con lievi precedenti per droga e furto, esperto in pugilato e arti marziali. Il giudice ha spiegato di non volere richiedere l’ergastolo, in quanto del parere che l’omicidio sia stato commesso con dolo eventuale. Durante il processo sono state mostrate le immagini delle telecamere di videosorveglianza del quale si è servito il magistrato per ricostruire le dinamiche dell’aggressione.

“Giampalmo risulta vicino al gruppo criminale Cipriano di Bitonto” e quando ha colpito la vittima lo avrebbe fatto “per rispondere a una provocazione, perché la vittima non aveva portato rispetto al suo gruppo di amici, tanto che dopo aver sferrato quei 5 pugni, si è allontanato senza correre, non ha guardato una volta indietro la vittima, ha fatto il giro del locale come un fighterche fa il giro del ‘ring’ per raccogliere il riconoscimento della vittoria”.

Il pm ha sottolineato come il ragazzo abbia “chiesto scusa dopo 19 mesi e mai direttamente rivolgendosi alle vittime”. “Ha agito accettando l’eventualità – ha continuato – che da quella condotta scaturisse la morte di quel ragazzo per dimostrare la propria affermazione all’interno del gruppo e del gruppo stesso nella comunità bitontina”.

Stando all’accusa i filmati “mostrano che l’imputato colpisce con un atteggiamento che dimostra che gli è indifferente uccidere, usando precise tecniche di combattimento, non pugni a caso”. Secondo il pm si tratterebbe quindi di “un’esecuzione chirurgica, fatta con accanimento per abbattere che non lascia minimo spiraglio alla vittima, la coglie di sorpresa, si avvicina e la colpisce, con aggressività ma lucidità, senza ripensamenti”.

Nel pomeriggio la parola passerà a parte civile e difesa. In aula vi sono i parenti della vittima, costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Rossana Fallacara, e la famiglia di Giampalmo, difesa dagli avvocati Giovanni Capaldi e Nicola Quaranta.