La polizia penitenziaria del carcere circondariale di Borgo San Nicola di Lecce ha scoperto un detenuto, di origine barese, mentre usava un telefono cellulare, nonostante le norme in materia che lo vietano. Gli agenti hanno posto sotto sequestro lo smartphone introdotto illegalmente dall’uomo nella struttura carceraria e informato dell’accaduto la Procura di Lecce. Il ritrovamento è avvenuto a conclusione dell’attività investigativa degli agenti della penitenziaria. Il sospetto che qualcosa di illecito stesse avvenendo, aveva infatti condotto i poliziotti ad attivare un intenso servizio di osservanza, specialmente notturna. Durante questa attività alcune zone del carcere erano state poste sotto ascolto, in particolare di notte.

Il detenuto è stato scoperto mentre, sdraiato sulla propria branda, effettuava una telefonata con uno smartphone. Intorno alle ore 20 dello scorso venerdì 21 aprile è scattata dunque la perquisizione nella cella dell’uomo, nella sezione a regime chiuso del reparto C. Il detenuto è stato trovato ancora intento a telefonare. Dopo la scoperta e la perquisizione, l’indagine non è considerata però conclusa: gli agenti vogliono ora capire come il dispositivo sia stato introdotto nella struttura, se l’uomo avesse avuto dei complici e se si sia trattato o meno di un fenomeno isolato.

Sulla vicenda è intervenuto Ruggero Damato, segretario regionale dell’Osapp, l’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria. “Il detenuto è stato colto in flagranza di reato attraverso un lavoro di intelligence. La polizia penitenziaria del carcere di Lecce ha dimostrato ancora una volta il proprio valore, nonostante la grave carenza di personale“. L’Osapp, insieme ad altre sigle sindacali, erano già intervenute in casi simili per denunciare l’introduzione illecita di materiale illegale nelle carceri. Il timore è che si arrivi anche a scoprire la presenza di armi, soprattutto per il clima di tensione crescente con la parte della popolazione carceraria più facinorosa.

Clima che ha portato già a episodi di violenza da parte di detenuti che, approfittando della carenza di personale, hanno compiuto atti di violenza contro agenti penitenziari. Anche per questo i rappresentanti sindacali stanno chiedendo da mesi alle Istituzioni di intervenire. Le richieste avanzate sono il trasferimento di soggetti pericolosi, lo sfollamento delle carceri e l’incremento dell’organico, oggi composto da agenti costretti a turni massacranti.