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L’Osservatorio Permanente della Rete L’Abuso e l’Associazione Internazionale Eca Global (Ending Clergy Abuse) hanno presentato oggi, 1 febbraio, il primo report dei sopravvissuti agli abusi sessuali perpetrati dal clero italiano nell’arco degli ultimi 13 anni, lasciando emergere dati da far accapponare la pelle. In Italia sono stati censiti ben 418 preti pedofili, divisi in 88 anonimi, 166 denunciati e 164 condannati. Secondo la relazione solo in Puglia se ne contano 25.

“Il presente report è da considerarsi in difetto alla reale portata del fenomeno – si legge nel comunicato -. Le segnalazioni contenute nel documento sono raccolte direttamente dalle denunce delle presunte vittime con i dati che si riferiscono unicamente a sacerdoti e non comprendono l’indotto, ovvero catechisti, educatori, animatori e laici in generale. Tutti i casi sono conteggiati e riconducibili unicamente ad abusi sessuali a danno di minori. Il documento non ha l’obiettivo di fornire dei numeri, ma insieme a questi fornire, in assenza di dati governativi, un quadro di consapevolezza più ampio, spiegando perché il problema endemico dei sacerdoti pedofili, in Italia sia particolarmente allarmante rispetto agli altri paesi, non solo nell’area dell’Unione Europea”.

Al primo posto per numero di sacerdoti abusanti troviamo la Lombardia con 69 casi, seguita dal Veneto con 40, dalla Sicilia con 39, dal Piemonte con 37 e dalla Campania con 34. Poi a seguire, in Lazio con 29 casi, in Puglia e Toscana 25 ciascuna, in Liguria 23, in Calabria 21, in Emilia Romagna 19, in Sardegna 12, in Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Umbria 8 ciascuna, nelle Marche 7, in Abruzzo 6, in Molise 4, in Basilicata e a Città del Vaticano 2.

L’elenco dei casi è diviso per “quelli arrivati al terzo grado di giudizio, quindi con condanna definitiva”, “quelli denunciati o con procedimento in corso per il primo e il secondo grado, compresi quei procedimenti archiviati per l’intervento dei termini prescrittivi, rimasti per forza indiscussi sotto il profilo penale, che come sappiamo non ne prescrive la potenziale pericolosità”, e inoltre gli episodi di abuso “completamente anonimi in quanto prescritti e le presunte vittime hanno scelto di non procedere sotto il profilo pubblico, tuttavia come detto sopra, potenzialmente pericolosi”.

Francesco Zanardi della Rete L’Abuso ha dichiarato in una conferenza stampa che il report, “con l’aggiunta di nomi e cognomi, sarà inviato alle autorità nazionali come la Procura generale della Repubblica, il Comando generale dell’Arma dei carabinieri e la polizia e una volta rielaborato e ampliato anche alle Nazioni Unite e, sotto forma di petizione, all’Unione Europea”.