Siamo ormai alle battute finali del processo in primo grado sul naufragio della Norman Atlantic, accaduto a largo delle coste albanesi nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, dopo un rogo divampato a bordo della nave probabilmente da un camion frigo; il disastro marittimo costò la vita a 31 passeggeri, 19 dei quali ancora dispersi, e 64 rimasero feriti. Oggi, 18 gennaio, si è tenuta presso il Tribunale di Bari, a causa delle operazioni di ristrutturazione nell’aula bunker di Bitonto, l’ultima udienza in cui si sono avvicendate le arringhe difensive degli avvocati della società armatrice Visemar di Navigazione Srl, proprietaria del traghetto, di Angelo Boscolo, l’ingegnere del piano di sicurezza della nave, di Luigi Iovine, primo ufficiale e responsabile della sicurezza a bordo, e alcuni marinai. È prevista al momento un’altra discussione per l’8 febbraio, prima che venga emessa la sentenza in primo grado che dovrebbe arrivare entro fine marzo 2023.

Un processo complesso e doloroso che dura da ben tre anni e che vede 26 persone sul banco degli accusati, tra cui l’armatore della nave Carlo Visentini, legale rappresentante della Visemar, i due legali rappresentanti della greca Anek Lines, che aveva noleggiato la motonave, il comandante Argilio Giacomazzi e 20 membri dell’equipaggio, oltre ovviamente alle due società. Tutti rispondono a vario titolo di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime oltre a molte violazioni sulla sicurezza e al codice della navigazione. La Procura ha chiesto 23 condanne fino a 9 anni di reclusione e sanzioni pecuniarie fino a 600mila euro per le due società.

Le arringhe

L’udienza è cominciata con l’arringa dell’avvocato Gaetano Castellaneta, che assiste la società armatrice e il comandante Visentini, per cui i pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano hanno chiesto 9 anni per naufragio e omicidio plurimo colposo con l’aggravante della colpa cosciente. Castellaneta ha spiegato che “il modello per la prevenzione dei reati è stato buono”, seguito dall’avvocato Enrico Mordiglia anche lui difensore dell’ente.

A discutere poi l’avvocato Terranova, legale di Luigi Iovine, primo ufficiale e responsabile della sicurezza a bordo della Norman, accusato di naufragio e omicidio plurimo colposo; la Procura ha chiesto per quest’ultimo 6 anni di pena. “Il capitano ha fatto il possibile per evitare il naufragio, non avrebbe potuto fare altro”, così si è espresso Terranova, terminando l’arringa con la richiesta di assoluzione del suo assistito per non aver commesso il fatto. L’avvocatessa Rosita Petrelli ha parlato in difesa di Angelo Scotti e Luigi Andriani, due marinai presenti nelle operazioni di soccorso a cui la Procura contesta di aver “omesso il comportamento previsto dal ruolo d’appello”.

La parola è poi passata agli avvocati Alberto Mittone e Filiberto Palumbo, entrambi difensori di Angelo Boscolo, l’ingegnere del piano di sicurezza della Norman Atlantic, responsabile dell’ufficio tecnico dei cantieri navali Visentini di Porto Viro, in provincia di Rovigo, dove il traghetto è stato realizzato nel 2009 con il nome di “Akenam Street”. Palumbo ha sostenuto che “non c’è stata cooperazione colposa in naufragio perché non sono state condotte contestuali quella dell’ingegnere e di tutto l’equipaggio al momento del fatto” e inoltre, a suo dire, non ci sarebbe alcuna omissione perché quella di “accendere il motore a bordo della nave era una condotta illecita e quindi non c’era il rischio da prevedere”.