Il ministero della Salute è stato condannato a risarcire con 265mila euro i familiari di una donna di Monopoli, D. E., morta nel 2010 per una cirrosi epatica, dovuta a una trasfusione a cui era stata sottoposta nel 1983 durante un ricovero all’ospedale San Giacomo di Monopoli. Stando alla sentenza emessa dal Tribunale di Bari, la 65enne avrebbe contratto l’epatite C proprio a causa di quella trasfusione effettuata nel corso della degenza nel nosocomio, in cui si era recata per problemi ginecologici.
Il processo
Dopo il decesso i familiari della vittima hanno denunciato l’accaduto, assistiti dal legale Giuseppe Sardano, aprendo una causa civile e chiedendo un risarcimento dal ministero della Salute, poi accordato dai giudici e liquidato a conclusione del processo. “La signora è risultata essere affetta da cirrosi epatica HCV correlata post trasfusionale. È deceduta per arresto cardiocircolatorio in soggetto con cirrosi epatica scompensata in fase terminale”. Questo quanto si legge nella sentenza emessa dal Tribunale di Bari alla fine del 2020.
Per giungere a questo risultato è stato consultato un medico legale e infettivologo che ha dichiarato come vi fosse “la sussistenza del nesso tra la trasfusione del 1983 e infezione da HCV, ampliamente confermata dal C.T.U”. Il consulente tecnico ha verbalizzato nero su bianco come vi fosse una “totale assenza di eventuali altre ipotetiche cause di contagio”. Inoltre da questo documento, presentato in fase processuale, è emerso come negli anni in cui la 65enne è stata sottoposta a trasfusioni vi fossero particolari imposizioni e doveri di controllo per il ministero nello svolgimento di quel tipo di pratiche, proprio per prevenire qualsiasi tipo di contagio.