Ha dell’incredibile quanto successo ad un uomo piemontese, abbindolato da una truffatrice di Taviano, in provincia di Lecce. Una farsa andata avanti per tutta la loro relazione durata 10 anni durante la quale lei sarebbe riuscita a spillargli ben 600mila euro, facendogli credere di essere destinataria di una generosa eredità da parte di un amico, due Ferrari, altrettanti box e moto di grossa cilindrata, denaro e lingotti d’oro, oltre ad un attico nella centralissima via Monte Napoleone a Milano, ma impossibilitata ad utilizzare questa “fortuna”. L’uomo ha iniziato a sposettare della una truffa e ha iniziato a chiedere la restituzione dei suoi soldi, trascinando l’ex compagna in tribunale.

La vicenda

La vicenda si è sviluppata sull’asse Salento-Torino ed è giunta ad un primo capolinea nei giorni scorsi, con la condanna ad 1 anno di reclusione della presunta truffatrice, la donna di Taviano è accusata di truffa nei confronti di un uomo originario del capoluogo piemontese. La donna potrà usufruire del beneficio della pena sospesa, a condizione che paghi una provvisionale di 200mila euro. L’inizio della loro conoscenza risale al 2008, quando lui incontra la mamma di lei in uno studio fisioterapico e quest’ultima le parla della figlia, proponendo un incontro tra i due. Incontro che avviene poco dopo e al quale segue una relazione sentimentale e la confidenza fatta dalla salentina di essere destinataria della generosa eredità, sulla quale aveva riferito al nuovo compagno che ci fosse una presunta indagine dell’Agenzia delle Entrate, della procura di Torino e della Guardia di Finanza, in quanto i soldi ereditati erano depositati all’estero. Proprio per risolvere la questione, stando a quanto denunciato dall’uomo, la sua compagna avrebbe iniziato a chiedergli soldi, temendo di essere arrestata per evasione fiscale. Ma la salentina si sarebbe anche spinta oltre (con la fantasia), sostenendo di avere chiesto l’aiuto ad un magistrato leccese – estraneo ai fatti – per ottenere la “protezione” dell’Fbi, perché a suo dire, minacciata dalla mafia e quindi in pericolo. Davanti a quelle inverosimili confidenze, l’uomo ha iniziato a pretendere la restituzione dei soldi. Poi, però, non vedendoli mai arrivare, ha sporto denuncia nei confronti di quella che credeva fosse la sua nuova compagna di vita, per la quale è ora arrivata anche la sentenza di condanna. La donna, difesa dall’avvocato Biagio Palamà, ha sostenuto che non si trattasse di prestiti (e quindi di una truffa), perché sottoscrittrice di una ricognizione del debito. Il giudice, però, è stato di diverso avviso e l’ha condannata.