Nel giorno del ricordo della Shoah, l’International Football Museum presenterà a Vieste, presso l’Istituto Polivalente Fazzini Giuliani, il primo museo del calcio itinerante. L’esposizione sarà aperta e accessibile a tutti dal 26 gennaio al 4 febbraio 2023. L’associazione, benemerita del CONI, è impegnata in diversi progetti che hanno alla base l’etica nel calcio, e nel 2019 è stata insignita del Premio Nazionale Fair Play. “Permettetemi, da foggiano, di essere enormemente orgoglioso di tale iniziativa, poiché il museo vede nella sua governance quattro persone del nostro capoluogo”, ha detto il vicepresidente del museo, Antonio Nunziante. “Soprattuto, consentitemi di ringraziare il presidente dell’associazione, Renato Maruotti. È grazie al suo instancabile impegno che è stato possibile realizzare il progetto museale”.

L’International Football Museum è il primo museo al mondo interamente dedicato allo Sport e alla Shoah. La mostra, nel tempo, è diventata itinerante, e ha coinvolto le scuole italiane Primarie e Secondarie di Primo Grado. “Alla fine del 1800, il calcio inizia a diffondersi in Italia. In un paese in cui il lavoro contadino determinava la crescita e lo sviluppo dell’economia, il calcio, di pari passo, riusciva a catturare l’attenzione trasversale degli appartenenti a tutte le classi sociali. È stata questa l’origine di un fenomeno, non solo sportivo, che nell’immediato secondo dopoguerra ha visto la nascita di migliaia di società dilettantistiche nelle città d’Italia. Attraverso l’attaccamento ai colori sociali della squadra calcistica si è finito per esprimere un senso di appartenenza al proprio territorio maggiore che in ogni altro modo, e per mezzo del canale sportivo si sono messe in risalto le tradizioni specifiche delle varie culture”, scrive l’associazione nel comunicato di presentazione dell’evento.

“Ecco che i campioni del calcio, anche semplicemente della squadra del proprio paese, diventavano per i bambini icone e personaggi da emulare, anche nel modo di vivere. Con l’aiuto del calcio possiamo far riflettere ancora di più i bambini e i ragazzi sulla tragedia della Shoah. E, in particolare, sullo sterminio attuato dai nazisti persino ai danni dei propri campioni dello sport. Campioni con un alto senso di appartenenza alla bandiera, usati come veicolo di promozione dei regimi totalitari dell’epoca. Prima sfruttati e poi barbaramente uccisi solo perché ebrei”, prosegue il comunicato. “Ecco, quindi, che nasce l’esigenza, e soprattutto il dovere, di rieducare le nuove generazioni ai valori fondanti della vita. Facendo osservare il calcio da un’altra prospettiva. Sotto un’altra luce. Che non è quella dei riflettori dei talk-show televisivi o dei grandi stadi del mondo. Ma, al contrario, riportando il calcio alle sue vere origini. E cioè a quegli aspetti etici, economici, sociali e culturali che ne hanno determinato la nascita”.