Le beghe per la spartizione di un patrimonio, si sa, spaccano le famiglie, ma figuriamoci cosa può succedere quando a ereditare tutto non sono i parenti. È quanto accaduto in Salento, dove una donna ha donato all’improvviso al suo avvocato e a una vicina di casa i suoi terreni, l’abitazione in cui vive e persino una villa storica sul lungomare di Santa Maria di Leuca, di un valore inestimabile anche dal punto di vista culturale. Tutto è cominciato all’inizio dell’estate 2021, quando la 78enne ha diviso in due i suoi beni, dando a entrambi il 50%. Il legale, 70enne di Tricase, e la 65enne, originaria di Presicce Acquarica e residente nel Milanese, sono al momento indagati per circonvenzione d’incapace. Il gip Giulia Proto ha ordinato per entrambi l’iscrizione nel registro, accogliendo l’opposizione alla richiesta d’archiviazione del pm Donatina Buffelli.
I nipoti della donna hanno in un primo momento sporto denuncia contro ignoti tramite i loro avvocati. A loro dire, l’accaduto insospettisce se letto alla luce dei disturbi psichiatrici accertati di cui l’anziana soffrirebbe da almeno 30 anni e del fatto che nell’atto di donazione non vi è scritto che l’eredità dovrebbe arrivare come pegno per una futura assistenza che i donatori dovrebbero fornirle quando non sarà più autosufficiente.
La 78enne ha raccontato nel corso del procedimento civile che alla base del “dono” vi è uno specifico accordo con la vicina e l’avvocato, che si sarebbero impegnati ad accudirla quando non sarà più in grado di provvedere a se stessa; tuttavia, si tratterebbe di una promessa che non compare nell’atto notarile. Il magistrato ha ritenuto opportuno approfondire il caso, nominando un consulente tecnico della Procura, per capire se effettivamente la patologia psichiatrica della donna non abbia compromesso le sue facoltà.
Nel frattempo i nipoti, che sostengono di occuparsi della “zietta” da anni, hanno richiesto per lei la nomina di un amministratore di sostegno, procedimento già avviato prima della donazione che potrebbe aver indispettito e spinto la 78enne, qualora lucida, a non lasciare le proprietà alla famiglia. L’anziana, infatti, aveva interrotto ogni rapporto con i parenti tempo prima rispetto alla firma dell’atto notarile.