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Ieri, 21 novembre, mentre a Francavilla Fontana si diffondeva la notizia del ritrovamento di una pistola, e dunque di una possibile svolta nelle indagini del caso che ha visto l’omicidio del 19enne Paolo Stasi, nella Chiesa Madre della città si svolgevano i funerali del ragazzo. Ai piedi dell’altare la bara bianca ricoperta da un cuscino di orchidee. Ai primi banchi mamma Nunzia, papà Pino e la sorella Vanessa, chiusi in un dolore atroce ma composto. Un silenzio tombale, spezzato solo dalle parole di Monsignor Alfonso Bentivoglio, che si è rivolto alle famiglie e ai giovani.

“Serve un progetto che coinvolga tutte le agenzie culturali. Prima fra tutte la famiglia, che aiuta a tirare fuori il meglio da ciascuno di noi. Dove educare consiste nel percepire i valori. La famiglia rimane il luogo primario per la crescita dell’uomo. Il fondamento della società. La morte di Paolo ci deve aiutare ad amare la vita”, ha detto. Seduti tra i banchi c’erano anche gli amici di Paolo. Quelli di sempre e i suoi ex compagni della scuola alberghiera, venuti da altri paesi. Increduli per quanto accaduto, hanno detto: “Io ancora non ci credo. Mi sembra così assurdo. Era un ragazzo tranquillo. Non riesco ad immaginare cosa abbia potuto fare per ricevere questo in cambio”.

In chiesa erano presenti anche il sindaco di Francavilla Fontana, Antonello Denuzzo, e il legale della famiglia Stasi, l’avvocato Domenico Attanasi, nella sua veste di presidente del consiglio comunale della città. All’uscita, ad attendere il feretro, c’erano invece i tifosi della Curva Sud. Nessuno di loro conosceva personalmente Paolo, ma hanno voluto ugualmente ricordarlo srotolando un lungo striscione con su scritto: “Così è la vita, in un istante tutto può cambiare. Ciao, Paolo”.