Sono accusati di rapina aggravata, minaccia aggravata, lesioni personali e inosservaanza degli obblighi dell’Autorità i tre arrestati oggi, 31 maggio, dai Carabinieri della Stazione di Bari Picone in esecuzione di un’ordinanza applicativa di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica del luogo. Il provvedimento scaturisce dalla denuncia di una rapina consumata nella notte del 9 gennaio scorso, all’interno dell’area dell’ex caserma Rossani di Bari, ai danni di un 27enne del Gambia, senza fissa dimora. Stando alla ricostruzione accusatoria, alle ore 01:30 circa, tre uomini residenti nel capoluogo barese, G.A. 34enne affidato in prova ai servizi sociali, M.L. 57enne e L.G. 46enne, dopo aver chiesto inizialmente alla vittima informazioni su uno straniero dimorante nella ex caserma Rossani, lo avevano improvvisamente colpito con pugni al volto, inferti anche mediante un guantone da box, per poi derubarlo del cellulare e della somma in contanti di 270 euro. Dopo l’aggressione subita, il 27enne era ricorso alle cure mediche presso il Policlinico di Bari riportando una prognosi di 5 giorni. Nello stesso pomeriggio il giovane veniva avvicinato nei pressi della caserma dal 34enne il quale prima provava ad investirlo con la propria autovettura, senza riuscirci grazie ai pronti riflessi della vittima, e poi lo minacciava, mostrando una pistola occultata nei pantaloni.

Il provvedimento, emesso dal GIP di Bari su richiesta della Procura del luogo, scaturisce all’indagine condotta dalla Stazione di Bari Picone che, grazie al riconoscimento dei presunti autori effettuato dalla vittima, all’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza acquisiti e al sequestro del guantone utilizzato dal 34enne, rinvenuto nel corso della perquisizione domiciliare, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza sul conto dei tre indagati. Dopo le formalità di rito, G.A. è stato associato alla casa circondariale di Bari, mentre M.L. e M.F. sono stati condotti presso le rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari.