Il procuratore aggiunto di Bari Francesco Giannella

Erano 50 le ragazze, per lo più di nazionalità rumena, cadute nella trappola dei cosiddetti “lover boys” che, contattandole sui social e promettendo loro una vita migliore in Italia, le avevano invece prima soggiogate psicologicamente e poi costrette a prostituirsi riducendole in uno stato analogo alla schiavitù. Un incubo durato anni e venuto alla luce solo grazie alla denuncia di una di loro, nel 2017, aiutata da una coppia di connazionali costretti poi a lasciare il nostro Paese per tutelare la propria incolumità. Dopo 5 anni di indagini, oggi l’epilogo: sgominata da un’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ed eseguita dalla Polizia di Stato (video) un’organizzazione criminale capeggiata da un 29enne rumeno detto “Il Principe” e dai suoi due fratelli; nel complesso sono stati 17 gli arresti, fra domiciliari e in carcere, mentre altre tre persone sono ancora ricercate. Visibilmente turbato e partecipe della condizione di sofferenza delle donne vittime di un giro d’affari da 3 milioni di euro l’anno, il procuratore aggiunto di Bari Francesco Giannella ha dichiarato in conferenza stampa: “Ci sentiamo in dovere di chiedere scusa al mondo femminile che continua a subire queste vergognose ingiustizie, questi soprusi che non sono degni di un’umanità del nostro millennio”. Le ragazze, infatti, stando alle risultanze investigative, venivano “selezionate” anche sulla base della loro fragilità emotiva, che le rendeva facilmente manipolabili. Una volta sedotte con promesse sentimentali, le richieste di “prove d’amore” diventavano sempre più inaccettabili, fino alla prostituzione, alla totale dipendenza e alla vita in stato di segregazione senza via di fuga. In almeno due casi le ragazze sarebbero state costrette anche a praticare aborti.