Prima ha rotto arredi e suppellettili presenti nella sua stanza, poi ha dato loro fuoco, compreso il materasso che ha sprigionato molto fumo. L’episodio è accaduto questa mattina, 27 aprile, intorno alle 5 nel carcere di Bari, e a causarlo è stato un detenuto di 40 anni con problemi psichiatrici. Il fumo ha invaso rapidamente l’intera seconda sezione, composta da tre piani. Le conseguenze più drammatiche sono state evitate grazie al pronto intervento dell’unico addetto della sezione, che ha allertato tutti i poliziotti del turno di notte, circa 12, e ha domato le fiamme con l’estintore. Caos alla vista del fumo da parte degli altri detenuti, che spaventati hanno iniziato a urlare e battere le stoviglie sulle inferriate. Circa 130 di loro sono stati trasferiri all’aperto, mentre l’autore del gesto è stato salvato dopo essersi barricato nel suo bagno. A dare notizia della vicenda è il sindacato Sappe: “Perché i detenuti con problemi psichiatrici vengono distribuiti nelle varie sezioni con i poliziotti che nelle ore serali e notturne non possono nemmeno controllarli in maniera adeguata poiché devono gestire più piani contemporaneamente, invece di ospitarli nel centro clinico dove verrebbero controllati da un punto di vista sanitario in maniera più adeguata? È mai possibile che per controllare la sicurezza del carcere di Bari che ospita circa 430 detenuti, molti dei quali appartenenti a pericolosi clan del territorio, nel turno di notte vengano impiegati circa una dozzina di poliziotti? Perché il carcere di Bari che potrebbe ospitare non più di 260 detenuti (capienza regolamentare), ne contiene 430 (+160% contro il 110% a livello nazionale), mentre l’organico della polizia penitenziaria è rimasto lo stesso previsto per gestirne 260?” sono le legittime domande del Sappe.