Il Tribunale per i Minorenni di Bari non ha dubbi nel definire “fascista” l’aggressione costata una condanna a 11 mesi di reclusione (pena sospesa) a un giovane attivista barese di CasaPound, all’epoca dei fatti 16enne. Nelle motivazioni della sentenza emessa il 25 gennaio scorso e rese note dopo 90 giorni, i giudici scrivono infatti che “vi è ampia prova della adesione al modus operandi degli appartenenti al movimento CasaPound nel voler manifestare l’uso della violenza quale metodo di lotta politica e propagandare ed esaltare i metodi del disciolto partito fascista“. Il 16enne era fra le 32 persone identificate dopo l’aggressione del 21 settembre 2018 ai manifestanti antifascisti che tornavano da un corteo organizzato a Bari per la visita dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini.

I giudici hanno assolto l’attivista oggi 20enne dall’accusa di lesioni, poiché non è provato che abbia picchiato qualcuno, ma lo hanno ritenuto responsabile per aver “partecipato a manifestazioni usuali del metodo squadrista”, “espressivo dell’ideologia fascista”. A corroborare la loro decisione ci sarebbe anche l’esito delle perquisizioni eseguite il giorno dopo l’aggressione nel circolo Kraken, sede di CasaPound a Bari: qui furono rinvenuti  “vari simboli inequivocabilmente riconducibili al partito fascista, come il fascio littorio, una bandiera della X Flottiglia Mas, simbolo del ventennio fascista, un mezzobusto di Mussolini e una croce celtica”.