“Credo nella magistratura e nel servizio che rende ogni giorno al Paese e a tutela dei cittadini. Credo, non meno, nella presunzione di non colpevolezza consacrato dalla Costituzione non solo in mio favore, ma nei confronti di chiunque venga chiamato ad esercitare il sacrosanto diritto di difesa. Ho appreso dalla stampa che sono state concluse indagini nei miei confronti, non avendo ancora ricevuto alcun atto formale dalla Procura della Repubblica competente. Purtroppo devo constatare che toni e contenuti delle notizie già diffuse dai mezzi di comunicazione sembrano anticipare valutazioni e conclusioni che invece possono e devono essere effettuati nelle opportune sedi e con modalità, tempi e garanzie che sono propri di un Paese civile”. Così l’assessore regionale al Personale Giovanni Francesco Stea interviene con le sue precisazioni in merito all’inchiesta che lo vedrebbe coinvolto.

“Eserciterò appieno il mio diritto di difesa nel luogo a ciò deputato, con la massima disponibilità e lealtà nei confronti di chi vorrà ascoltare le mie ragioni, offrendo fatti e circostanze utili all’accertamento della verità. Credo fermamente che i processi si debbano discutere solo nelle sedi giudiziarie ma non posso non tener conto che un giudizio sommario si è già instaurato nel contesto mediatico e ho il sacrosanto dovere, non solo il diritto, di affermare la mia piena estraneità alla vicenda oggetto della indagine della magistratura. Tanto devo prima di tutto, a chi mi ha conferito l’ onere e l’onore di presiedere l’Assessorato regionale che occupavo al momento dei fatti; lo devo alla mia famiglia che, indirettamente, ma non meno significativamente, risente del clamore della notizia; lo devo ad ognuno dei miei 8.768 elettori che hanno espresso la loro fiducia nei miei confronti. Chiunque abbia avuto modo di leggere, anche prima di me, il capo di imputazione formulato dalla Procura della Repubblica ha preso atto che sono accusato di aver tentato, in concorso con altri, di indurre indebitamente soggetti estranei alla P.A. a rinunciare a controversie varie in atto tra i medesimi e la Regione Puglia o altri soggetti alla stessa riconducibili. Il tutto nel corso di un incontro avvenuto nel mio ufficio istituzionale, su richiesta dell’ingegner Gianmario Conforti, per la risoluzione di una vicenda tecnica di cui nulla sapevo prima e non avevo interesse a conoscere perché di interesse di altro Assessorato. Ho ricevuto l’ing. Conforti perché mio grande elettore e non conoscevo l’ing. Trisolini, prima di allora, incontrato solo una volta perché presentatomi dallo stesso Gianmario Conforti. Solo in quel momento ho preso atto che l’ing. Conforti intendeva risolvere non meglio precisate divergenze tecniche con la Regione Puglia.

Nel corso del confronto tra Conforti, Trisolini e Campanelli sono emerse delle divergenze che non ero in grado di valutare e giudicare perché sino a quel momento a me ignote. L’unico mio interesse era quello che l’incontro terminasse al più preso in quanto dovevo ricevere altra gente presente in sala di attesa. A conferma di tutto ciò c’è l’addebito specifico che mi riguarda e che è consacrato nelle sole seguenti parole : “ nel corso dell’incontro l’Assessore Stea interveniva più volte per esortare tutti i presenti a risolvere il tutto al più presto”. In altre parole, avrei sollecitato entrambe le parti ( e non una sola) a trovare una soluzione al loro conflitto, peraltro nel pieno rispetto della legalità. Null’altro potevo fare – lo preciso e ribadisco – anche e soprattutto perché la controversia tecnica insorta tra loro era estranea alla competenza dell’Assessorato che guidavo al tempo dei fatti. Tanto rappresenterò agli inquirenti ai quali, per il tramite del mio difensore Avv. Alessio Carlucci, chiederò di essere ascoltato nei tempi più brevi per illustrare con la massima serenità la mia versione dei fatti”.