Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari ha dato
esecuzione a un’ordinanza – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari su richiesta di questa
Direzione Distrettuale Antimafia – applicativa della misura cautelare personale nei
confronti di 7 soggetti, di cui 3 in carcere (tra cui 1 appuntato scelto in servizio presso il II
Gruppo Bari della Guardia di Finanza), 3 agli arresti domiciliari e 1 destinatario dell’obbligo
di dimora, nonché del sequestro preventivo di beni (denaro, 1 autoarticolato e 1 autovettura) per un valore di oltre 100.000 euro.

Il provvedimento cautelare si fonda su un quadro gravemente indiziario a carico dei
soggetti indagati, a vario titolo e in concorso tra loro, per i reati di contrabbando
aggravato di tabacchi lavorati esteri, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, istigazione alla corruzione, collusione in contrabbando, commessi a Bari e Brindisi nel periodo 2020-2021. Sono 13 le persone complessivamente indagate anche per i reati di associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri aggravata dalla transnazionalità, associazione per delinquere, nonché detenzione e porto di armi.
L’esecuzione dei provvedimenti cautelari costituisce l’epilogo di un’articolata attività di
indagine (convenzionalmente denominata “PORTO FRANCO”) svolta dal Gruppo Tutela
Spesa Pubblica del Nucleo PEF Bari – su delega della Procura di Bari Direzione Distrettuale
Antimafia – attraverso l’incrocio dei dati risultanti dalle intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, dai tabulati telefonici, dalle registrazioni video, dalle georeferenziazioni satellitari GPS, dalle escussioni di persone informate sui fatti, dall’analisi della documentazione e dei file estrapolati dagli smartphone sequestrati nonché dall’attività
dinamica di osservazione, controllo e pedinamento. Le complesse investigazioni hanno
consentito allo stato – secondo l’impostazione accusatoria e in attesa delle verifiche
dibattimentali – di disvelare l’esistenza di un presunto contrabbando aggravato di tabacchi
lavorati esteri (TLE) in territorio pugliese, nonché alcune ipotesi di corruzione che avrebbero visto coinvolto un appuntato scelto del Corpo in servizio presso il valico portuale di Bari.

Nel corso delle indagini il Nucleo PEF Bari ha operato un ingente sequestro di sigarette di contrabbando – originariamente dirette al porto di Bari e poi dirottate a Brindisi, con
destinazione finale in provincia di Napoli – così effettuando un rilevante riscontro
investigativo. In particolare, le Fiamme gialle baresi hanno individuato, nel dicembre 2020,
un autoarticolato frigorifero con targa bulgara con un carico dichiarato di dolci, sbarcato alporto di Brindisi e proveniente dalla Grecia, diretto formalmente a Marbella (Spagna),
monitorandone in modo occulto l’itinerario sino all’effettivo luogo di destinazione, in località
Casoria (NA). Quindi, in collaborazione con militari del Nucleo PEF Napoli, hanno eseguito
la perquisizione locale del capannone commerciale dove l’automezzo aveva concluso la
propria corsa, la perquisizione personale dei 2 autisti di nazionalità greca nonché dei soggetti impegnati nelle operazioni di scarico e dei relativi veicoli. Le operazioni hanno consentito di rinvenire e sottoporre a sequestro oltre 6,8 tonnellate di TLE (marca Winston) di contrabbando, 2.915 paia di scarpe marca Adidas contraffatte, 1.596 bottiglie di vini di
provenienza illecita ed euro 56.700 in contanti, oltre che l’autoarticolato utilizzato (motrice
marca Scania e rimorchio). Pertanto, i militari della Guardia di Finanza hanno proceduto a
deferire alla locale Autorità giudiziaria 8 soggetti, 7 dei quali tratti in arresto in flagranza di
reato per contrabbando di tabacchi lavorati esteri.
In tale contesto è emerso (allo stato dell’indagine) che l’appuntato scelto, sottoposto a misura cautelare personale, avrebbe accettato la promessa di una somma di denaro dalla compagine contrabbandiera al fine di agevolare l’ingresso del carico di TLE in territorio italiano senza controlli nello spazio doganale del porto di Bari, tentando invano di reclutare a tal fine un collega di stanza sempre al locale porto. Inoltre, il predetto appuntato scelto avrebbe agevolato il transito di bagagli e degli autobus di un imprenditore albanese (destinatario dell’obbligo di dimora a Bari e del divieto di espatrio) in entrata e in uscita dal porto di Bari verso l’Albania, in modo che fossero omesse le dovute attività ispettive, ricevendo – quale contropartita  ripetute forniture di imprecisati quantitativi di TLE e altre utilità.
La presente attività costituisce una concreta testimonianza del radicato senso di lealtà
professionale espresso dai militari della Guardia di Finanza di Bari nella conduzione della
delicata indagine che ha visto, tra gli indagati, anche un militare del Corpo.