Maurizio Landini, Cgil ph. Gazzetta del Sud

“I nostri modelli organizzativi non sono avulsi dai processi politici, economici e sociali, soprattutto in una fase come questa i cui ci troviamo a fronteggiare una ennesima pesante crisi legata alla pandemia vi sono ingenti risorse europee da investire per determinare nuovo sviluppo che punta sulla transizione digitale ed energetica. Processi che investono direttamente il mondo del lavoro e che devono trovare una Cgil più forte e radicata sul territorio e nei luoghi di lavoro per condizionare le scelte, indirizzandole verso un nuovo paradigma ispirato alla giustizia sociale, capace di sanare i divari sociali e territoriali, contrastando le povertà emergenti così come quella precarietà che avvilito le speranze di emancipazione dei giovani, impoverendo le persone e il Paese”. La spiega così il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, la Conferenza di organizzazione regionale svoltasi oggi a Bari con la presenza del segretario generale della Cgil nazionale, Maurizio Landini, e che è dentro il percorso che porterà a febbraio alla conferenza nazionale. Un appuntamento al quale la Cgil Puglia arriva forte dell’ampia partecipazione alle assemblee delle categorie e sui territori “con lavoratori, giovani, pensionati, la nostra rete di rsu e delegati, consapevoli del momento straordinario che vive il Paese e che ha, anche in Puglia, un presidio di democrazia e di rappresentanza forte nella Cgil”, ricorda Gesmundo. Duecento sedi in 258 Comuni, “lì dove emergono e incrociamo i bisogni sociali che traduciamo in piattaforme, in proposte, con un solo intento: sanare gli effetti devastanti sotto il profilo sociale e occupazionale della crisi, della precarizzazione del lavoro, del peggioramento delle condizioni reddituali dei lavoratori e dei pensionati, della diminuzione di tutele e dei diritti delle persone”.

Una Cgil sempre più forte per costruire egemonia sulle tematiche affinché nella società “crescano sensibilità e valori così diffusi da insidiare e indirizzare le scelte della politica. Questo è il contributo che possiamo dare alla politica, alla sinistra, spingerla a interpretare le richieste di protezione sociale che arrivano dai cittadini. Recupero di un rapporto che parla ovviamente e principalmente alla politica ma che riguarda anche noi e la nostra capacità di stare in quelle periferie e in quel disagio sociale fatto di uomini e donne che non vanno a votare e magari non partecipano neppure alle nostre iniziative. Questa è anche la nostra sfida”. In tale senso, è chiaro il messaggio della Cgil, “in assenza di risposte alle nostre rivendicazioni contrassegnate da equità sociale, alla mobilitazione che ha portato allo sciopero generale del 16 dicembre daremo continuità, provando se possibile a recuperare l’unità sindacale ma senza rinunciare a un percorso di coerenza e verità con i nostri iscritti, rispetto alle misure predisposte dal Governo”.

Siamo ancora nel mezzo della pandemia, “per la quale la Cgil all’inizio nel deserto predicava l’obbligatorietà del vaccino, e oggi pian piano anche la politica ha finito per riconoscere le nostre ragioni seppur limitando alla fascia d’età over 50”, ma intanto viviamo anche una stagione straordinaria sul piano degli investimenti a livello europeo e nazionale. “PNRR, fondi di coesione, bilanci ordinari e risorse a vario titolo devono essere utilizzate al meglio per creare un cambio di paradigma delle politiche di sviluppo che tengano al centro il lavoro e la buona occupazione. Anche in Puglia, e qui da noi significa innovare il sistema d’impresa, investire su lavoro qualificato, rinunciare definitivamente allo sfruttamento dei lavoratori e delle risorse ambientali, completare le reti infrastrutturali e modernizzare la pubblica amministrazione. Certo siamo preoccupati per la totale assenza di confronto e sul rischio che da una parte si ricorra a progettualità già definite, per stare nei tempi imposti dell’Europa, dall’altro che in mancanza di visioni e politiche industriali, il Governo si adegui alle strategie dei grandi gruppi privati i cui insediamenti sono presenti soprattutto al Nord, a discapito di un Mezzogiorno che invece deve essere il cuore degli investimenti, così come indicato dall’Unione europea, nell’ottica di quella coesione sociale che è l’unico viatico per la crescita di tutto il Paese.”

LANDINI: SIAMO DI PARTE MA ABBIAMO IDEA DI TRASFORMAZIONE SOCIALE CHE RIGUARDA IL GENERALE
Nel suo intervento conclusivi il segretario generale Maurizio Landini ha affrontato tra gli altri il tema del rapporto con il Governo e la politica. “Ci sono idee differenti sul ruolo del movimento sindacale e del mondo del lavoro e di confronto con la rappresentanza politica. Rappresentiamo una condizione, non un’ideologia. Siamo di parte ma abbiamo un’idea di trasformazione sociale che riguarda il generale, in questo sta l’originalità del nostro progetto politico e qui sta la forza della nostra autonomia che ci permette di confrontarci con la politica e il sistema della rappresentanza delle imprese. E’ stata la politica che ha tentato di fronte alla complessità della crisi di far saltare la rappresentanza sociale, fare a meno dei corpi intermedi. Di fatto facendo sparire la soggettività del lavoro e la sua rappresentanza nella politica”. Quanto allo sciopero, per Landini “è non atto finale ma avvio di un percorso, che pone il tema dell’unificazione del lavoro e di dare voce a chi non si sente rappresentato a vede il peggioramento delle proprio condizioni. Dobbiamo continuare la mobilitazione in termini di proposte e di iniziative. Facciamo questa conferenza di organizzazione per essere nella condizione di stare dentro i processi di cambiamento più forti e cioè meglio rappresentando i bisogni sociali e gli interessi dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani”.