L’inchiesta sulla gestione appalti milionari della Regione Puglia, si infittisce sempre più. Nel presunto sistema di corruzione non ci sarebbe solo Mario Lerario, ma bensì una vera rete di complici. Molti i nomi scaturiti dai tabulati telefonici acquisiti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari, tra cui imprenditori che con serenità avrebbero versato mazzette per ottenere appalti e certificazione. Al momento sono tre i filoni investigativi che hanno come protagonista Mario Lerario. La prima indagine riguarda la realizzazione dell’ospedale Covid alla Fiera del Levante, per il quale era stata preventivato un costo di 8 milioni, ma alla fine ne sono stati spesi 17 e mezzo. Alla Vigilia di Natale sono state effettuate perquisizioni a carico del dirigente regionale, del suo braccio destro, l’ingegnere Antonio Mercurio (progettista dell’ospedale), degli imprenditori Luca Leccese di Foggia, Donato Mottola di Noci, Antonio Illuzzi di Giovinazzo, Domenico Tancredi di Altamura, Francesco Girardi di Acquaviva e Sigismondo Zema di Bari; quest’ultimo è stato anche il direttore della fabbrica di mascherine della Regione Puglia ed è considerato punto di contatto fra alcuni imprenditori e personalità di spicco della Regione.

La seconda indagine riguarda l’acquisto di partite di mascherine durante l’emergenza Covid e la realizzazione della fabbrica pubblica, ma il 23 dicembre le Fiamme Gialle hanno colto sul fatto Lerario mentre riceveva 10mila euro in una busta e un cesto natalizio da Luca Leccese. In seguito Lerario è stato arrestato e portato in carcere, mentre Mottola è stato posto agli arresti domiciliari. Inoltre, la Procura ha aperto un’inchiesta per fuga di notizie, in quanto si sospetta che Lerario, avvisato tempestivamente delle mosse effettuate dagli investigatori, disponesse bonifiche dei suoi uffici. Nel corso delle indagini è emerso come Lerario parlasse pochissimo al telefono e desse appuntamenti per discutere di persona con gli imprenditori.

“Dobbiamo vederci per forza prima di Natale, che poi io ho pronto….”, queste alcune parole di Mottola, intercettate poco prima del fatidico incontro del 23 dicembre e, a riprova del pagamento delle presunte mazzette, nell’abitazione di Lerario sono stati rinvenuti 20mila euro in taglio da 50; soldi consegnati, a detta degli inquirenti, dallo stesso Mottola a Lerario, in prossimità delle feste natalizie. Dal canto suo Lerario ha dichiarato di non avere mai chiesto nulla agli imprenditori, ma le conversazioni intercettate inchioderebbero il dirigente alle sue responsabilità. “Lui ha fatto tutto e io ho dato la manzetta, ho dato la mazzetta, ho dato tutte cose”. Alle 20,19 del 22 dicembre, Donato Mottola veniva intercettato mentre parlava al telefono con sua moglie la quale ribatteva: “Allora tutti felici e contenti”. La pm, infine, ha annotato come Lerario durante la consegna del denaro non appariva per nulla stupito.