Una richiesta di bonifica dell’ufficio in via Gentile da possibili microspie, spunta nelle intercettazioni della Guardia di Finanza a carico di Mario Lerario, l’ex capo della Protezione civile regionale arrestato per una mazzetta subito prima di Natale. L’intercettazione risale ai primi di novembre e non si tratta della prima operazione del genere chiesta da Lerario ai suoi uomini di fiducia, dopo che un mese prima erano state scovate e rimosse le microspie installate dagli investigatori. Lerario, dunque, sarebbe stato a consapevole di essere intercettato.

A mettere nei guai l’ex numero 1 della Protezione civile pugliese ci sono anche le ammissioni che stanno arrivando dagli altri arrestati. “Gli ho portato un pensiero che era un cesto natalizio e un cartone con una bottiglia di champagne”. Si tratta di una dichiarazione, riportata l’Ansa, dell’imprenditore foggiano Luca Ciro Giovanni Leccese, titolare della Edil Sella, durante interrogato sulla mazzetta da 10mila euro che avrebbe dato a Mario Lerario.
Come loro, agli arresti domiciliari è anche Donato Mottola, di Noci, titolare della Dmeco Engineering, accusato di aver consegnato il giorno prima altri  20mila euro nascosti in un pezzo di manzo pregiato.

Nella giornata di ieri, Mario Lerario, ormai ex dirigente della Protezione civile regionale, è stato sottoposto a udienza di convalida dell’arresto, il 23 dicembre era stato incarcerato dopo essere stato arrestato in flagranza di reato per aver intascato una tangente di 10mila euro. Lerario, assistito dal suo avvocato Michele Laforgia, ha deciso di rispondere alle domande poste dal gip, Anna Perrelli, ammettendo di aver accettato una busta con all’interno il denaro da un imprenditore, negando, però pregressi accordi corruttivi. La gip del Tribunale di Bari, ha inoltre, disposto gli arresti domiciliari per due imprenditori: Luca Ciro Giovanni Leccesi di Foggia, accusato di corruzione in concorso con Lerario, e Donato Mottola di Noci, accusato di un’altra corruzione per una tangente di 20mila euro consegnata all’ex dirigente il giorno prima.

Non sono i soli ad essere sotto la lente di ingrandimento di questi episodi corruttivi che si sarebbero verificati anche per altre vicende, come la maxi struttura per le emergenze Covid o la Fiera del Levante. Al momento dell’arresto, Lerario nella sua auto aveva ancora con sé la busta chiusa. L’imprenditore che avrebbe dato la busta della tangente all’ex dirigente, avrebbe confessato, il quale, lo scorso mese di luglio aveva vinto un appalto con la Protezione civile pugliese relativo al campo di Borgo Mezzanone, a Foggia. A coordinare le indagini sono l’aggiunto Alessio Coccioli e Roberto Rossi.