Il presunto sistema di corruzione che vede coinvolto Mario Lerario e non solo si allarga sempre di più, inglobando nuovi complici e nuove aziende di diverse zone della Puglia. Dopo i controlli della documentazione sul presidio delle maxi-emergenze è emerso che alcune aziende di Acquaviva delle Fonti sarebbero molto “vicine” a Lerario. Dopo il suo arresto, infatti, le indagini hanno portato alla perquisizione di case di imprenditori, ingegneri – tra cui quello regionale, Antonio Mercurio – tutti collegati all’ex capo della Protezione Civile e alla questione dei subappalti per la costruzione dell’Ospedale Covid alla Fiera del Levante.

Acquaviva delle Fonti, paese in cui vive Mario Lerario, è al centro dello scandalo, insieme a molte sue ditte ed imprenditori: l’ipotesi investigativa è che sia stato proprio lui ad imporre al Cobar Item Oxygen – associazione appaltatrice principale – i nomi dei subappaltatori da usare per l’ospedale Covid, che dal costo iniziale di 8 milioni è poi arrivato a quasi 20, in quanto nel progetto dei lavori iniziali non sarebbero stati preventivati alcuni, quali quelli del parcheggio per esempio. Solo questo sarebbe venuto a costare 148mila euro, portato avanti dalla GScavi di Acquaviva, di cui è socio Francesco Girardi, uno degli otto indagati. La stessa ditta ha poi seguito i lavori per realizzare un eliporto nella sede della Protezione civile regionale, nella zona industriale. Costruito sì, dopo aver speso centinaia di migliaia di euro, ma mai usato. Ad aggiudicarsi i lavori sempre la stessa ditta la GScavi Srl di Acquaviva delle Fonti.