Torniamo ad occuparci della facilitatrice di Bitonto e dei suoi attestati per operatori socio sanitari “falsi” a fronte del pagamento di 3mila euro e 200 di caffè a piacere.

Il caso ha creato parecchio scalpore, lo scandalo si è poi allargato anche alla diffusione da parte della donna di video di persone disabili su WhatsApp a terze persone senza l’autorizzazione della struttura per cui lavora e men che meno dei familiari, anche nel caso di minori.

La facilitatrice è stata licenziata in tronco dalla cooperativa in cui lavorava e denunciata alla Procura della Repubblica, dopo la nostra inchiesta giornalistica che si arricchisce di nuovi particolari.

“Un giorno l’ho incontrata per strada, mi ha detto che c’era un altro corso, ho detto che anche mia figlia e un amico erano interessati e così abbiamo formato un gruppetto”, racconta Marisa, una delle tante persone che si è rivolta alla facilitatrice.

La donna, visto il grande scenario che le si è palesato davanti, non si è fatta sfuggire l’occasione e, applicando uno “sconto famiglia” di 1000 euro ad attestato, ha chiesto 2000 euro ai tre, caffè compreso.

Un’offerta imperdibile. Così Marisa, Antonio e Maira, dopo aver versato i soldi, iniziano a frequentare il corso online, tramite tablet, direttamente dal salone della facilitatrice.

Dalle lezioni e dal tirocinio all’esame finale il passo è breve. Il test viene eseguito sempre online sul tablet, grazie anche ai consigli e ai suggerimenti della facilitatrice. I tre superano l’esame e ottengono l’attestato, ma la gioia è effimera.

Marisa, Antonio e Maira scoprono in poco tempo che quello che hanno tra le mani, costato 2000 euro, in realtà è un attestato falso e che i loro nomi non compaiono da nessuna parte. I tre hanno presentato denuncia ai Carabinieri: “Rivogliamo i nostri soldi e speriamo che la paghi per quello che ha fatto”.