“Ieri in una delle giornate più calde della nostra storia, circa 60 persone si sono imbarcate, per attraversare il mare, i confini e gli orizzonti dei loro sogni e raggiungere le nostre coste, sperando in un futuro migliore”. Così inizia il lungo post del sindaco di Mola, Giuseppe Colonna, all’indomani dello sbarco di migranti sulle coste della sua città.

“Avevano indosso solo uno zainetto, in quei pochi centimetri di tessuto tutta la loro vita,
5 bambini. E ci tengo a precisarlo, anche se pochi me l’hanno chiesto, preoccupati più che altro dei “pericolosi” clandestini giunti a noi. Bambini, ripeto. E donne. Famiglie. Come le nostre. Anzi no. Più tristi e disperate. Molto di più” scrive con un velo di malinconia il prio cittadino.

“E sempre ieri quando ho incrociato i loro sguardi ho pensato alle tante rassicurazioni che facciamo ai nostri figli. Studia, non fare tardi, non correre in motorino, dove li porto in vacanza? Ieri era San Lorenzo – continua – e per ogni stella che avrei visto se non fossimo stati impegnati nelle operazioni di soccorso, avrei voluto dedicare a queste persone la realizzazione di tutti i desideri che li hanno portati a rischiare le loro vite e ad aver fiducia in noi”.

“Una terra straniera che li ha già accolti con una generosità unica. Dalle forze dell’ordine, ai volontari della Protezione Civile di Rutigliano e Guardie Ambientali di Mola, alla Caritas, ai medici e agli psicologi che si sono offerti volontari, alle attività commerciali che hanno donato i primi viveri, alla Parrocchia San Nicola, ai ragazzi di Ala di Riserva. Semplicemente grazie, sono davvero commosso ed orgoglioso di voi”.

“Lo sono di meno, invece, dei facili commenti superficiali, disumani e razzisti dei soliti leoni da tastiera che ho letto sui social. Ieri ho provato un enorme orgoglio nel ritrovare una Comunità accogliente e molta vergogna, invece, per quel che possiamo essere. Quel che posso dire a queste persone intrise di odio, rabbia e disprezzo: venite a conoscere questa gente, guardatela negli occhi, disperati, impauriti. Ed abbiate il coraggio di dire davanti a loro che dovrebbero tornare a morire di fame, guerra e disperazione nella loro terra”.

“Io stanotte, tornando a casa, ho visto i miei tre bimbi riposare tranquillamente nei loro lettini. Ho pensato a quanto sono fortunato. E che ho una grande responsabilità: crescere dei figli che non si dimentichino mai cosa significhi Essere Umani”.