Bianca ha 76 anni, ma come lei stessa dice ai nostri microfoni: “Sono morta 44 anni fa, quando hanno rubato mio figlio”. Una mamma logorata dal dolore, rimasta sotto shock dalla lettera anonima inviata da Bari a un collega giornalista del quotidiano La Nazione di Firenze.

In quella missiva viene detto senza mezzi termini che Mauro Romano, il bimbo rapito 44 anni fa da Racale, nel Salento, ad appena 6 anni e 6 mesi, è morto e non si è mai mosso da Castelforte, località a una manciata di chilometri dall’abitazione della famiglia.

“Dite che mio figlio è morto? – dice la donna – allora ditemi dov’è, aiutatemi a trovare pace una volta per tutte, sono pronta a scavare con le mie stesse mani”. Un appello toccante, fatto all’esterno del piccolo trullo in cui suo figlio sarebbe stato nascosto dopo essere narcotizzato e prima di sparire nel nulla.

“Fin quando non vedrò le ossa di mio figlio – continua la donna – non potrò mai rassegnarmi all’idea di vedere vivo il mio Mauro e coronare il desiderio più grande: vedere insieme a mamma e papà tutti e quattro i miei figli”.

Sulla veridicità dei contenuti della lettera – come già detto dal legale di famiglia, Antonio La Scala – Bianca ha molti dubbi. “Potrebbe essere un depistaggio”, spiega. “Ho sacrificato tutta la mia vita e quella degli altri figli – aggiunge – non li ho portati mai in vacanza, nemmeno al mare perché non volevo che niente e nessuno potesse distogliermi dal pensiero di Mauro, vivo o morto che fosse”.

Un pensiero anche alla pista degli Emirati Arabi e la suggestiva ipotesi che uno sceicco possa essere Mauro. Dopo un primo avvicinamento nel 2007 e alcuni recenti momenti di tensione, Bianca potrebbe incontrare presto l’uomo. “Basterebbe che mi dicesse di persona che non è mio figlio – conclude la mamma – lo ringrazierei comunque, come ho ringraziato chiunque in questi anni ci abbia offerto il suo aiuto pur di arrivare alla verità sulle sorti di Mauro. Dopo tanta sofferenza meritiamo un po’ di pace, anche se penso che qualcuno abbia deciso di condannarmi alla sofferenza eterna”.