Benvenuti in Italia, il paese che accoglie tutti, anche migranti irregolari che aggrediscono gli operatori delle strutture pubbliche nelle quali sono stati ospitati. I protagonisti dell’ultima, incredibile vicenda in fatto di immigrazione e accoglienza arriva da Bari.

Eravamo venuti a conoscenza dell’aggressione ai danni di un operatore della struttura comunale denominata “Villa Ata”. Così, come spesso facciamo, siamo andati sul posto per capire cosa realmente fosse successo. Mai avremmo immaginato di dover ancora una volta constatare quanto la realtà possa superare di gran lunga la fantasia. Appena dentro il centro, con il cancello d’ingresso aperto, abbiamo trovato l’avvocato Loredana Liso, esperta in diritto dell’immigrazione impegnata al telefono.

Con il passare dei secondi ci siamo resi conto del tenore assurdo della telefonata. Il legale, che segue anche l’aggressore, senza permesso di soggiorno dal 2018 e irregolare sul territorio italiano dal 19 marzo, giorno del secondo rigetto del ricorso, tentava di spiegare alle Forze dell’Ordine che il suo assistito sarebbe dovuto essere raggiunto quantomeno da un invito a comparire, per essere condotto al Centro per i rimpatri e quindi rimpatriato in Senegal, il suo paese d’origine. Ma passiamo ai fatti. Già dalla sera prima l’avvocato aveva tentato di spiegare al senegalese di dover lasciare la struttura, che non sarebbe potuto essere accolto.

Di tutta risposta l’irregolare le aveva anche sputato in faccia. Una situazione tesa, sfociata in un’aggressione fisica ai danni di un operatore della struttura l’indomani mattina. Sul posto giungono diverse pattuglie della Polizia, persino la Scientifica e i soccorritori del 118. Operatore e migrante vengono soccorsi e trasportati in ospedale. L’operatore viene dimesso con una prognosi di una settimana, mentre l’ospite indesiderato intorno alle 16 torna nella struttura approfittando dell’ingresso di un altro migrante.

Si piazza nella sua stanza e non ha nessuna voglia di allontanarsi come previsto nella sua condizione. In tutto questo si scopre che le pattuglie intervenute non gli avevano lasciato neppure l’invito a comparire in Questura per accertare la sua posizione. Lo faranno in serata dopo le molteplici insistenze dell’avvocato Liso, forse dopo essersi resi conto della leggerezza. L’aggressore intanto passa la notte nella “sua” stanza e continua a non avere nessuna intenzione di lasciare la struttura e men che meno l’Italia.

L’episodio grottesco ha lasciato senza parole persino un avvocato espertissimo come Loredana Liso, tutti i giorni al fianco dei migranti. Nessun diritto, però, è acquisito, a maggior ragione se credi che tutti ti sia dovuto o se, peggio ancora, ti macchi di un reato. Il fatto ha sollevato ancora una volta, per ammissione dello stesso legale, il corto circuito dei rimpatri. Spesso difficoltosi nonostante il grande lavoro di avvocati, Forze dell’Ordine, Ufficio immigrazione, Cpr e operatori della Giustizia a causa delle scarse comunicazione con consoli e consolati, come nel caso dell’episodio specifico con il consolato del Senegal, irraggiungibile mentre succedeva questa follia tutta italiana.